Pentax A 28 mm f 2.8
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Pentax M 28mm 3.5
Dati tecnici

Pentax A 28mm 2.8
Apertura massima: f 2.8 - Apertura minima: f 22
Distanza minima di messa a fuoco 30 cm
Schema ottico: 7 lenti in 7 gruppi - Peso: 170g

Pentax M 28mm 3.5
Apertura massima: f 3.5 - Apertura minima: f 22
Distanza minima di messa a fuoco 30 cm
Schema ottico: 6 lenti in 6 gruppi - Peso: 180g

Cenni storici
Il 28mm 3.5 Pentax M è uscito nel 1977 sostituendo, validamente ma con dimensioni e peso decisamente inferiori, il 28mm 3.5 Pentax K, che era la versione a baionetta del precedente e rinomato 28mm 3.5 SMC Takumar a vite. La produzione del 28/3.5 Pentax M è terminata nel 1985; purtroppo questo apprezzato obiettivo non è stato mai proposto né in versione program né in versione autofocus.

Il 28mm 2.8 Pentax A è invece stato in produzione grossomodo dal 1984 al 1988, fino all'uscita del 28mm Autofocus della prima serie Pentax F a 7 lenti. Quest'ultimo ne riproponeva lo schema ottico e le prestazioni, considerate da alcuni non esaltanti; ed era munito dei contatti per il funzionamento in automatismo program.

Come vanno
La distorsione di questi due obiettivi è simile, ma non identica: tutti e due distorcono a barilotto, ma mentre il 3.5 ha una distorsione molto modesta, paragonabile a quella di un 50mm, quella del 2.8 è decisamente superiore. Si tratta del suo più grande difetto, che fa passare in secondo piano la buona risolvenza ai diaframmi intermedi.
La vignettatura del 3.5 è ridotta, in pratica è appena avvertibile a tutta apertura; sul 2.8 è modesta a tutta apertura, anche se superiore a quella del 3.5, e scompare tra f 4.0 e f 5.6.
Il trattamento antiriflessi è ottimo su ambedue gli obiettivi, ma ha prestazioni di poco superiori sul 28mm 3.5; si hanno deboli immagini fantasma se viene inquadrato direttamente il sole – o una sorgente luminosa molto forte - in un angolo del fotogramma, di gran lunga la peggiore condizione per qualunque obiettivo; il trattamento SMC, del resto, non è un trattamento ghostless, per cui non elimina le immagini fantasma. Resta in ogni caso rimarchevole il dettaglio mantenuto dalle due ottiche in condizioni di forte controluce, mentre esponendo per chiudere le ombre si ottiene un risultato davvero perfetto.
La resa del colore è gradevole, calda e brillante (il 2.8 è forse un po' più caldo del 3.5), come tradizione Pentax; lo sfocato è pastoso e graduale, piuttosto simile per i due obiettivi.
A tutta apertura il 28 3.5 è nettamente superiore al 28 2.8 per contrasto e risoluzione, e lo resta fino ai diaframmi centrali; a tali valori intermedi, in ogni caso, sia il contrasto che la risolvenza sono su buoni livelli per entrambe le ottiche.
Invertite, tutte e due le ottiche permettono di realizzare delle macrofotografie col rapporto di circa 1:1.

Commenti
Il 28 Pentax A è un buon obiettivo, che dà buoni risultati e non mostra difetti evidenti a parte la distorsione e la resa in prossimità della piena apertura. E' stato tuttavia un obiettivo che ha sofferto una concorrenza agguerrita e di gran qualità che lo ha messo, con qualche buon motivo, in ombra: tra i concorrenti più temibili dell'epoca c'era il valido 28mm Minolta Rokkor, ma ovviamente anche Olympus, Nikon e Canon hanno detto la loro su questa focale.
Non sono poi mancati al 28 2.8 Pentax A vari ottimi "avversari" interni: oltre alle ottiche per i più esigenti, di luminosità 2.0, realizzate sia in versione M che A e caratterizzate da prestazioni eccellenti per distorsione e risolvenza e da un costo ancora piuttosto contenuto, la Pentax ha prodotto due ottimi 28mm 3.5 dal costo ridottissimo e dalla buona fama: il 28 3.5 K, considerato da alcuni il migliore 28mm Pentax, e il 28 3.5 M, oggetto di questo test assieme al 2.8 A.
Riguardo al 28 3.5 Pentax M si può dire che anch'esso è un buon obiettivo. E' in generale un ottimo acquisto visto che costava poco da nuovo ed ancor meno da usato. Va da sé che i 28 2.0 sono decisamente più affascinanti...
A corredo dell'articolo, la scansione di un fotogramma Ilford HP5: un tratto di spiaggia ripreso col 28mm 3.5 Pentax M.

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Francesco Favara © 03/2004