HASSELBLAD X-PAN
Prova sul campo

Michele Vacchiano e Rino Giardiello, novembre 2000

La fotografia panoramica è stata per anni appannaggio esclusivo dei formati professionali. Chi lavorava in 35 mm doveva ricorrere ad apparecchi a obiettivo rotante, che tuttavia presentano non poche limitazioni. Le compatte in grado di fornire un formato "panorama" offrivano (ed offrono) prestazioni decisamente scadenti, dato che tale formato è ottenuto mediante una "mascheratura" del fotogramma 24x36: si tratta di fatto di un artificio ottenibile in stampa, non dello sfruttamento di un'area maggiore del negativo. L'Hasselblad X-Pan, invece, offre un formato panoramico (fotogramma di circa 65x24 mm) sfruttando l'intera altezza della pellicola biperforata, con tutto vantaggio della qualità di immagine.

Il primo problema da affrontare in fase di progettazione è stato quello relativo alla realizzazione dell'otturatore, le cui tendine dovevano essere sottili ma robuste, in grado di consentire tempi rapidi (da 8 secondi a 1/1000 più posa B) e nello stesso tempo capaci di percorrere senza deformarsi un'escursione quasi doppia rispetto a quella tradizionale. Il controllo elettronico dell'otturatore offre una notevole precisione anche sui tempi lenti (punto debole degli apparecchi panoramici ad obiettivo rotante). La soluzione Hasselblad risulta vincente anche per quanto riguarda l'uso del flash, che con le macchine ad obiettivo rotante non può essere utilizzato (perché soltanto una "fetta" del fotogramma risulterebbe correttamente esposta).

HASSELBLAD X-PAN © Nadir MagazineIl sistema di caricamento ed avvolgimento pellicola è estremamente preciso: esistono sensori elettronici in grado di contare le perforazioni laterali e di posizionare perfettamente il fotogramma. Passare dalle inquadrature tradizionali a quelle panoramiche è possibile in qualunque momento senza il rischio di errori di spaziatura tra i fotogrammi. La pellicola appena inserita viene subito svolta e arrotolata per intero sul rocchetto ricevente, procedendo poi al contrario durante il lavoro. Il vantaggio è intuitivo: in caso di apertura accidentale del dorso i fotogrammi già impressionati non verranno perduti, in quanto già "in salvo" all'interno del caricatore.
Su un display posto accanto al selettore dei tempi viene indicato il numero di fotogrammi ancora disponibili, che ovviamente varia a seconda dei formati. Con una pellicola da 36 pose sono possibili 20 pose nel formato panorama.
Il sistema esposimetrico TTL (misurazione media compensata al centro) risulta preciso ed affidabile, ma non vanno dimenticate tutte le possibilità di errore che questo sistema può comportare quando sono inquadrate ampie porzioni di cielo, cosa facile vista la fascia di mercato cui si rivolge la X-Pan. Sarebbe stato preferibile (e senz'altro più adatto alla classe ed al prezzo della fotocamera), avere anche la lettura a matrice e spot. Se il primo è tipico di un certo tipo di utenza più amatoriale o più "da battaglia" (il matrix permette di portare le foto a casa nella maggior parte delle situazioni), quindi forse non adatto al target della X-Pan, la mancanza di una "meditativa", tranquilla e precisa lettura spot mi sembra ben più grave.

E' possibile lavorare in automatismo a priorità dei diaframmi oppure in manuale. In questo caso, un diodo rosso presente nel mirino (affiancato dai segni + e -) segnala la corretta esposizione. Un pulsante sul dorso dell'apparecchio consente il bracketing automatico.
Sono attualmente disponibili due ottiche, rispettivamente da 45 e 90 mm. Ho provato l'Hasselblad X-Pan con l'obiettivo da 45 mm durante un workshop sui monti dell'Abruzzo, soprattutto per verificare cone la X-Pan potesse soddisfare le esigenze di un fotografo da campo, che vuole un apparecchio panoramico da utilizzare velocemente, dotato di comandi intuitivi e della sufficiente versatilità operativa.

HASSELBLAD X-PAN © Michele VacchianoHo parlato apposta di apparecchio panoramico. Per una mia precisa scelta ho testato le caratteristiche della macchina destinandola espressamente a quel formato. Il fatto che la X-Pan sia in grado di scattare anche nel formato tradizionale non mi interessava: per quello uso le mie reflex e non sento il bisogno di una macchina a telemetro. Pertanto ho drasticamente escluso dalla mia prova le riprese 24x36 mm.
La caratteristica principale per cui viene venduta la X-Pan è la possibilità di ottenere immagini panoramiche di una qualità fino a questo momento negata agli utilizzatori del piccolo formato: ebbene, era su questa caratteristica che intendevo lavorare. La premessa era necessaria per sgombrare il campo da equivoci e per evitare inutili fraintendimenti.
Il mio test è stato rigidamente settoriale: non ho voluto giudicare la qualità di una macchina ma la sua capacità di rispondere a esigenze ben precise, per le quali, forse, la macchina non è stata pensata. Infatti, la prima cosa che mi ha colpito lavorando a mano libera fra boschi e rocce è stata la presenza della piccola livella a bolla montata sulla slitta portaccessori. Un accorgimento di ovvia utilità quando si adopera il cavalletto, ma decisamente inutile quando si fotografa a mano libera: accostare l'occhio al mirino e contemporaneamente controllare l'esatto allineamento della fotocamera è impossibile. La soluzione per il progettista sarebbe semplice e non eccessivamente costosa: inserire nel mirino una piccola bolla di livello; in fondo, ce l'ha persino la economicissima Horizont!
Al limite, si potrebbe dotare il mirino di una sottile quadrettatura che aiuti ad evitare la convergenza delle linee parallele, oltre che l'inclinazione laterale dell'apparecchio. Tuttavia non so se questo sia costruttivamente possibile: non ho mai visto un mirino a telemetro quadrettato.

La soluzione per il fotografo consiste nel fare riferimento alle cornicette visibili nel mirino: un espediente assolutamente empirico, e del tutto inaffidabile quanto a precisione.
Questo è già un problema fastidioso (perché in pratica significa che, se non si sta usando il cavalletto, la livella a bolla è come se non ci fosse). Poi, sempre lavorando "sul campo" ho scoperto un'altra caratteristica che ho vissuto come un limite fastidioso in una macchina di questa categoria: quando si lavora in priorità di diaframmi (cioè nel 90% dei casi, per quanto mi riguarda), non si possono leggere i tempi di otturazione. Il tempo che la macchina sceglie compare, infatti, solo su un display a cristalli liquidi posizionato sul dorso della fotocamera, quindi all'esterno! Questo costringe il fotografo a staccare l'occhio dal mirino, il che è decisamente irritante. Il controllo del tempo di otturazione scelto dai circuiti esposimetrici è una condizione irrinunciabile per il fotografo attento, che deve essere messo in grado di effettuarlo con rapidità prima dello scatto. Per questo, il tempo di otturazione dovrebbe comparire direttamente nel mirino, perché è lì che si vogliono trovare le principali informazioni! D'accordo, magari la soluzione proposta dalla X-Pan deriva da una precisa "filosofia" costruttiva, ma rimane il fatto che sembra più adatta a una compatta zoom da usare sulla spiaggia piuttosto che a un prodotto di livello professionale, per non parlare della fascia di prezzo.
Non posso fare a meno di notare, inoltre, come lavorando in presenza di forte luminosità ambientale diventa difficoltoso vedere il diodo rosso che nel mirino segnala la corretta esposizione. In questo caso risulta più comodo lavorare in automatico piuttosto che in manuale, ma allora intervengono anche i problemi legati al tipo di misurazione; almeno una lettura spot sarebbe stata auspicabile, oppure, visto che praticamente dal mirino non si ottengono informazioni sull'esposizione, tanto valeva metterci un esposimetro matrix e lasciare che la macchina andasse "da sola".

HASSELBLAD X-PAN ph. Michele Vacchiano ©

Fin qui le caratteristiche negative, o meglio i limiti, che hanno reso l'utilizzo della X-Pan sul campo a mano libera meno comodo di quanto in realtà mi aspettassi. Ma naturalmente esistono anche dei vantaggi. La robustezza dell'apparecchio è avvertibile anche soltanto impugnandolo. Non si tratta certo di una macchina leggera, in rapporto alle dimensioni, ma questo almeno depone a favore della stabilità. I comandi sono intuitivi, non c'è bisogno di perdere un'intera serata a studiare il libretto di istruzioni. Un pulsantino posto sul dorso dell'apparecchio consente di passare rapidamente dal formato tradizionale al formato panorama. Purtroppo è scomodo da usare per chi ha le mani grosse. Analogo discorso vale per la regolazione del diaframma e della messa a fuoco sull'obiettivo: le ghiere sono piuttosto sottili e vanno ruotate usando la punta delle dita. Chi non ha le dita sottili, si prepari a qualche bestemmia di troppo. E se indossate i guanti, è meglio che rinunciate in partenza.
La possibilità di disinserire il riconoscimento automatico del codice DX è una caratteristica interessante, ma la sua assenza su una fotocamera di tale rango sarebbe stata sconcertante ed imperdonabile. Innegabile la qualità delle ottiche: la nitidezza e il microcontrasto delle diapositive sono avvertibili anche osservando le scansioni (con tutti i limiti che queste comportano) che corredano l'articolo. L'utilizzatore professionale abituato al binomio Hasselblad-Zeiss potrebbe essere disorientato dalla scritta "made in Japan". In effetti gli obiettivi sono prodotti da Fuji. Ma chi conosce la storia di questa casa sa bene che la scelta di Hasselblad non è stata né casuale né avventata. Per esperienza personale posso dire che gli obiettivi Fujinon destinati al grande formato (purtroppo non importati in Italia) forniscono risultati paragonabili a quelli delle più blasonate ottiche di scuola tedesca, risultando forse più vicini alla saturazione cromatica e al microcontrasto dei Rodenstock Apo-Sironar piuttosto che alla resa (forse più raffinata ma impercettibilmente più "morbida") degli Schneider Apo-Symmar.
Complessivamente dunque gli obiettivi mi hanno soddisfatto, salvo che nei controluce più estremi, dove non mi sono sembrati all'altezza degli Zeiss (né per Contax né per Hasselblad), sia per la velatura che per la perdita di saturazione.

Concludendo, per chi è questa X-Pan?
Se si dispone già di una qualunque medio formato, non ha senso spendere fior di milioni per un 24x65: che si fotografi un bel 6x6 o 6x7, e si tagli dove necessario, con il vantaggio di un decentramento o di riprese panoramiche "più panoramiche" (basti pensare al 40mm sull'Hasselblad o al 45mm sulla Pentax 67, quindi il fotogramma è anche più lungo e/o con maggior angolo di campo). Se invece si dispone solo di un corredo 24x36, ecco che la X-Pan diventa abbastanza interessante perché permette di concentrare fotografia "tradizionale" e fotografia "panoramica" nello stesso apparecchio, a patto che si utilizzi il cavalletto. La presenza di una bolla di livello esterna ne rende infatti piuttosto scomodo l'uso a mano libera.
Questo per il fotografo generico. Il fotografo di cerimonia potrà anch'egli utilizzarla con vantaggio quando debba riprendere gruppi di persone senza per questo fare ricorso a forti grandangolari (con tutti i problemi che da questi derivano).
Nella fotografia di architettura, la possibilità di ottenere un fotogramma con proporzioni 1:3 risulterebbe estremamente vantaggiosa quando si debbano riprendere ampie facciate o - al contrario - edifici e monumenti sviluppati in altezza; ma tutto ciò è vanificato dall'assenza della bolla, quindi al massimo si può usare la X-Pan sul cavalletto, e dal mirino del tutto inadatto ad una composizione precisa.
La considero, infine, poco adatta per la fotografia di paesaggio: l'assenza della bolla si fa sentire, ma sia la mancata indicazione dei tempi di posa nel mirino che l'assenza della lettura spot la rendono poco agile ad usarsi (a parte il peso).
Complessivamente si tratta di una fotocamera ben costruita, dotata di buone ottiche, e dalle potenzialità interessanti, ma che per qualche errore di progettazione, direi quasi di filosofia, non riesce a convincere del tutto. I difetti sono più d'uno e, chi per un motivo chi per un altro, finiscono col rendere la X-Pan poco adatta ora a questo ora a quell'altro tipo di fotografia. Usata sul cavalletto ed in determinate situazioni può dare qualche soddisfazione, ma non appena si esce dal seminato ci si scontra con una serie di limiti decisamente irritanti. Se a tutto ciò si aggiunge il prezzo di vendita non certo alla portata di tutte le tasche, ecco che la conclusione non può che essere la seguente: prima di procedere all'acquisto sarebbe il caso di valutare molto attentamente quali possano essere le proprie esigenze.

Michele Vacchiano e Rino Giardiello © 11/2000
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