OLYMPUS OM-20
UNA OM-10 RAFFINATA
L'approfondito test pubblicato su Reflex Foto Test 6 del 1984 (Courtesy Giulio Forti)

Nadir Magazine ©

Nadir Magazine ©

OM-10 e OM-20 a confronto: le due fotocamere hanno dimensioni praticamente identiche (la OM-20 è un po' più larga e alta).

CARATTERISTICHE FORNITE DAL FABBRICANTE:
Olympus OM-20 reflex monobiettivo 35 mm. Corpo n. 1079713.
OBIETTIVO: 50 mm f/1.8 Zuiko Auto-S con innesto intercambiabile a baionetta Olympus, n. 3600651, diaframmi fino ad f/16, distanza minima di messa a fuoco 45 cm, diametro ghiera portafiltri 49 mm.
OTTURATORE: elettronico a tendine in tela sul piano focale con tempi dl scatto in automatismo da 2 secondi ad 1/1000 di secondo, in manuale da 1 sec. a 1/1000 di sec. + posa B, sincro X ed autoscatto elettronico.
MIRINO: pentaprisma fisso con schermo dotato di stigmometro centrale con corona di microprismi.
ALTRE CARATTERISTICHE: due pile all'ossido d'argento da 1,5 volt od una pila al litio da 3 Volt alimentano il circuito esposimetrico dotato di due fotocellule. La fotocellula al silicio posta sul fondo della scatola dello specchio effettua una misurazione media con prevalenza della parte centrale sull'area della prima tendina su cui è inciso uno schema riflettente, oppure il riflesso della pellicola stessa durante le esposizioni in luce continua. La fotocellula al CdS posta invece vicino all'oculare del mirino, legge in modo bilanciato con prevalenza dei centro l'area dello schermo di messa a fuoco per le informazioni dei tempi di scatto nel mirino stesso. Esposizione automatica a priorità di diaframmi con possibilità di funzionamento in manuale; tempi di scatto, segnali di sovraesposizione, di funzionamento in manuale, di pronto lampo e di conferma della corretta esposizione e di inserimento del correttore di esposizione visibili nel mirino sotto forma di numeri illuminati e di simboli; correttore di esposizione da + 2 a -2 EV, autoscatto luminoso a Led ed acustico, controllo a Led della carica delle pile, taschina memorizzatrice della pellicola in uso, impugnatura intercambiabile, contatto caldo per il lampeggiatore con predisposizione per l'accoppiamento con il flash dedicato, possibilità di attacco di un motore trascinatore e di un winder.

Fino a poco tempo fa era una consuetudine dei fabbricanti di apparecchi giapponesi, quella di sostituire i vecchi modelli con altri completamente nuovi invece di offrire al pubblico dei modelli migliorati, più raffinati, e dotati di nuove caratteristiche, ma conservando la stessa impostazione di base del modello precedente. Questa tendenza è ora cambiata e ne sono testimonianza l'arrivo della Konica FT-1 in sostituzione della FS-1, la Nikon FM2 ed FE2 in sostituzione di FM ed FE, la Contax RTS II in sostituzione della originaria RTS, tanto per fare qualche esempio.

Il vantaggio di migliorare un modello è evidente. Il fabbricante può conservare le buone qualità dell'originale, migliorare qualsiasi difetto apparso dal momento della prima apparizione in seguito all'uso dei consumatori, ed infine aggiungere le nuove particolarità più richieste. La Olympus è sempre stata consapevole di tale fatto ed il suo capo progettatore ha sempre sottolineato che nessun apparecchio deve essere considerato obsoleto, ma solo suscettibile di adeguati miglioramenti. Le Olympus OM-1n e OM-2n, succedute alle OM-1 ed OM-2 per il dilettante avanzato e per il professionista, sono esempi lampanti di questo modo di pensare. La Olympus OM-10 è l'ultimo apparecchio soggetto al programma di miglioramento della Olympus.

Comunque la OM-20, la sua versione aggiornata, è talmente cambiata e migliorata rispetto alla OM-10 che un rapido esame può anche non rivelare come i meccanismi dell'apparecchio e le sue caratteristiche base restino le stesse: esposizione automatica a priorità di diaframmi, tempi di scatto, circuito esposimetrico e sistema di flash dedicato, configurazione base e costruzione del corpo macchina. I cambi ed i miglioramenti a vantaggio del fotografo sono notevoli. Essi includono l'integrazione dei tempi in manuale come parte dell'apparecchio invece che con un modulo separato, tutte le informazioni nel mirino disponibili sotto forma di numeri luminosi visibili anche al buio al posto di quelli incisi con un Led accanto, l'inclusione del segnale di correttore d'esposizione inserito, un vetro di messa a fuoco che riteniamo essere almeno di un diaframma e mezzo più luminoso di quelli degli altri modelli OM finora esaminati, dei comandi più comodi da azionare e da controllare, l'aggiunta di una uscita PC per l'uso del lampeggiatore lontano dall'apparecchio, impugnature intercambiabili ed una taschina memorizzatrice della pellicola posta sul dorso. La mira principale della OM-20 rimane la stessa della OM-10: offrire ai principianti affetti da problemi finanziari ed ai possessori di reflex di classe media, un apparecchio automatico compatto e in grado di operare ottimamente anche nelle mani di un professionista.

Il corpo della OM-20 segue abbastanza esattamente le linee della OM-10 pur essendo un po' più larga e più alta e con un pentaprisma di dimensioni maggiori rispetto a quelli originali della OM-1 ed OM-2. L'apparecchio è anche in questo caso costruito attorno ad una pressofusione in lega interamente metallica con una calotta superiore in policarbonato. La OM-20 è 2 mm più alta della OM-10 e circa altrettanto più larga. La calotta superiore è stata risagomata per eliminare un leggero scalino sul frontale, mentre il contatto caldo posto sopra al pentaprisma è ora incassato nello stesso. Chi ha già utilizzato la OM-10 sarà piacevolmente sorpreso nel notare che la parte inferiore dello zoccolo di imbocco dell'obiettivo è stata leggermente «limata» in modo da consentire un bilanciamento stabile dell'apparecchio quando questo viene appoggiato su una superficie liscia. La OM-10 infatti si inclina leggermente in avanti nelle medesime condizioni. Una leva di avanzamento interamente di plastica, ed in un pezzo unico, sostituisce quella precedente, anch'essa in gran parte di plastica. Abbiamo comunque rilevato che la nuova leva possiede un design nuovo e pratico e consente il caricamento con un singolo movimento di 130° oppure con una serie di movimenti addizionali più corti. La levetta di controllo delle funzioni sulla OM-10, che consentiva il passaggio dal funzionamento in automatismo, alla posa B, all'adattatore manuale, poteva presentare delle difficoltà per essere azionata. Ora non c'è più.

La ghiera degli ASA della OM-10, con i suoi simboli illeggibili di ±2 EV del correttore fisso d'esposizione, è stata sostituita da una ghiera del correttore estremamente chiara dotata di una finestrella dove appaiono ingranditi i valori ASA. La gamma dei valori da 25 a 1600 ASA è stata mantenuta. La levetta dell'autoscatto occupa ora un posto vicino alla ghiera del correttore fisso ed è una delle poche caratteristiche che noi riteniamo negative. Sulla OM-10 la levetta dell'autoscatto, concentrica alla manopola di riavvolgimento, era annullabile in qualsiasi momento dopo il suo azionamento; la nuova, una volta avviato il suo meccanismo della durata di 12 secondi, non può essere interrotta. Inoltre avremmo gradito che il Led lampeggiante avesse aumentato la frequenza delle pulsazioni negli ultimi secondi per avvisare che lo scatto è prossimo. Una leggerissima pressione sul pulsante di scatto della OM-20 attiva per 90 secondi il circuito esposimetrico; al contrario, sulle OM-10, l'interruttore era posto attorno al pulsante di scatto e non attivava le informazioni nel mirino se usavate un cavetto di scatto a distanza. La manopola di riavvolgimento è ora più grande, è cromata invece che nera e la manovella pieghevole è stata rifinita e posta ad un'angolazione che agevola il riavvolgimento. La ghiera di controllo che circonda la manopola ha cinque posizioni: controllo delle pile, esposizione automatica, spento, esposizione manuale, posa B. In ogni caso, la possibilità di avere tutti i tempi di scatto manuali posti in una ghiera sullo zoccolo di montaggio dell'obiettivo (come sulle OM-1 ed OM-2) è un enorme progresso rispetto all'adattatore manuale inseribile sulla OM-10. Mentre i possessori della OM-10 qualche volta confondevano la presa dell'adattatore manuale per una uscita PC (che la OM-10 non possiede), la OM-20, in aggiunta al contatto caldo per il lampeggiatore dedicato, possiede anche l'uscita PC non dedicata.

Sulla parte frontale dell'apparecchio, il Led lampeggiante dell'autoscatto è stato riposizionato in un punto più visibile, vicino all'attacco dell'obiettivo, ed il generatore del cicalino acustico per la stessa funzione e per il controllo delle pile è ora alloggiato sulla parte anteriore del pentaprisma piuttosto che sul lato dell'apparecchio. Ciò permette che tutto lo spazio sul lato destro dell'apparecchio venga occupato da un'impugnatura intercambiabile. L'impugnatura 1 (fornita con l'apparecchio) è quindi sostituibile con l'impugnatura 2, che possiede una configurazione leggermente diversa, e, in futuro, con una ancora non presentata impugnatura 3. L'impugnatura standard dell'apparecchio non deve essere tolta nel caso di montaggio del Winder II o del del Motor Drive 1, entrambi i quali sono gli stessi disponibili per OM-1, OM-2 ed OM-10. L'impugnatura 1, tuttavia, deve essere rimossa in caso di montaggio di altri tipi di motori. (Per quanto concerne i winder ed i motori, la OM-20, come la OM-10, non richiede la rimozione di alcun tappo protettivo degli accoppiamenti prima del montaggio, mentre tali coperture sono presenti sia sulla OM-1 che sulla OM-2). Quando ponete la ghiera di controllo delle funzioni su «auto» e premete leggermente il pulsante di scatto, vedrete sulla sinistra del mirino dei numeri verdi chiari e luminosi per indicare i tempi di scatto. Il tutto resta acceso per 90 secondi, dopodiché l'intero circuito esposimetrico si disattiva per risparmiare energia. I numeri si estendono dal secondo ad 1/1000 di sec. Se ne accenderà solo uno per volta, sebbene il meccanismo dell'otturatore controllato elettronicamente imposti in continuazione tempi di scatto variabili che spesso saranno leggermente superiori od inferiori a quello indicato nel mirino. Il valore più vicino all'esatto tempo di scatto è quello che si illumina. Il tempo di scatto più lungo dichiarato in automatismo è di 2 secondi. Oltre 1 secondo, resta acceso tale valore nel mirino. (Abbiamo in effetti rilevato che il circuito esposimetrico dell'apparecchio è in grado di impostare con buona precisione tempi di scatto ben più lunghi dei 2 secondi dichiarati. La Olympus è comunque tradizionalmente prudente nel dichiarare i tempi di scatto più lunghi). Non è presente alcun avviso di eventuale sottoesposizione, ma in effetti, con la capacità che l'apparecchio ha di impostare tempi molto lunghi in automatismo, di tale segnale non si sente la mancanza. All'altro estremo della scala vi è un rettangolino rosso luminoso con inciso "over", posto sopra il valore 1000. Tale segnale indica il pericolo di una sovraesposizione e la necessità di impostare un diaframma più chiuso o di impiegare una pellicola con una minore sensibilità.

In condizioni normali di scatto, il solo altro segnale visibile nel mirino è un rettangolo giallo con i simboli ±, che indica l'inserimento del correttore fisso di esposizione. I diaframmi non sono visibili nel mirino della OM-20, come sugli altri modelli OM. Tutti i segnali sono nitidi e vicinissimi al piano dello schermo di messa a fuoco, rendendo così particolarmente facile passare con lo sguardo dal soggetto ai dati del mirino. Sia il piccolo telemetro centrale ad immagine spezzata che la corona di microprismi sono del tutto simili a quelli della OM-10, con una delle due metà del telemetro che diventa scura a partire da f/5.6: a questo punto occorre utilizzare il resto dello schermo di messa a fuoco. Come già abbiamo detto in precedenza, la luminosità complessiva dello schermo è stata notevolmente migliorata senza alcuna diminuzione della capacità di messa a fuoco: questo è dovuto, dice la Olympus, ad uno schermo di messa a fuoco «Lumi-Micron matt». Anche coloro che portano gli occhiali saranno in grado di vedere l'intera area del mirino e le informazioni luminose senza dover muovere l'apparecchio.

Nadir Magazine ©

Nadir Magazine ©

Nadir Magazine ©

Nadir Magazine ©
Pregevole la presenza della presa per i flash esterni da studio

Nadir Magazine ©

La semplice, ma pratica "centralina di comando della OM-20

Il circuito esposimetrico posto all'interno della scatola dello specchio è quasi identico a quello della OM-10. Una fotocellula al silicio blu posta centralmente nella parte posteriore della scatola è rivolta verso la pellicola. Essa misura la luce riflessa dallo schema riflettente computerizzato inciso sulla prima tendina e/o dalla superficie della pellicola appena prima dell'esposizione ed anche durante la stessa. In tal modo, qualora il livello di luminosità dovesse variare anche nel corso dell'esposizione, il circuito esposimetrico dell'apparecchio compenserà ciò e fornirà il corretto tempo di esposizione. Similmente alla OM-10, la OM-20 non misura l'esposizione con il lampeggiatore attraverso l'obiettivo (cosa che invece avviene nella OM-2), ma si affida invece ai lampeggiatori dedicati Olympus con i loro sensori separati.

L'Olympus offre un vasto numero di lampeggiatori, ma anche altre marche offrono modelli dedicati per la OM-10 e la OM-20. Con qualsiasi lampeggiatore completamente dedicato, un segnale di piena carica si illumina sulla sinistra del mirino quando il lampeggiatore è pronto a scattare e lampeggia dopo l'esposizione se il soggetto è stato illuminato sufficientemente. Inoltre l'apparecchio imposta automaticamente il tempo di sincro X di 1/60 di secondo.

Per usare i tempi di scatto manuali della OM-20, è sufficiente spostare il comando delle funzioni su «manual» e ruotare la ghiera dei tempi di scatto, posta concentricamente allo zoccolo di attacco per l'obiettivo, sul valore da voi desiderato. Il circuito esposimetrico separato, dotato di una seconda fotocellula al silicio che legge l'intera area dello schermo di messa a fuoco con una leggera prevalenza della zona centrale, continuerà a mostrare il tempo di scatto consigliato per il diaframma in uso. Il tempo di scatto da voi effettivamente impostato non appare nel mirino, e dovrete pertanto togliere l'occhio dallo stesso ed impostare il tempo sulla ghiera se desiderate seguire i consigli della OM-20. Anche se sarebbe preferibile avere sia il tempo consigliato che quello effettivamente impostato visibili nel mirino, il sistema attuale è di gran lunga superiore al vecchio adattatore manuale inseribile sulla OM-10.

La OM-20 viene caricata nello stesso modo delle altre OM. Bisogna sollevare la manopola di riavvolgimento, il dorso scatta aprendosi e si carica la pellicola. Quando avanzate sino al primo fotogramma è consigliabile spostare il comando delle funzioni sul manuale ed impostare un tempo di scatto rapido, in tal modo eviterete che l'apparecchio imposti automaticamente dei tempi molto lunghi prima di raggiungere il primo fotogramma perché il tappo è ancora sull'obiettivo o vi è poca luce. Otterrete una corretta esposizione anche se vi doveste scordare di accendere l'apparecchio e tuttavia cominciaste a scattare. Mancheranno tuttavia i dati nel mirino. Non è presente alcuna sicura del pulsante di scatto per prevenire esposizioni accidentali, come già avviene in tutte le altre reflex Olympus. Un'avvertenza: in qualche caso l'esposizione automatica determinata dalla cellula al silicio posta nella scatola dello specchio potrebbe non coincidere con le informazioni nel mirino generate dalla seconda cellula posta vicino all'oculare dello stesso. Non abbiamo tuttavia rilevato differenze degne di nota.

Nell'uso pratico, chiunque abbia pratica con una reflex Olympus percepirà immediatamente la parentela della OM-20 con gli altri modelli della Olympus. Essa resta un apparecchio compatto, leggero e facile da maneggiare, di rapido funzionamento, divertente da usare e privo di difetti nascosti. Quasi tutti i cambiamenti fatti rispetto alla OM-10 sono certamente stati benefici. L'apparecchio è ottimo per i principianti, adeguato per i più avanzati tra di loro, ma anche un professionista rimarrà sorpreso da ciò che la OM-20 può fare assieme ad un motore da 5 fotogrammi al secondo.

Nadir © 09/2002
Si ringrazia l'Editrice Reflex per l'autorizzazione alla pubblicazione.

Su Nadir c'è, oltre a questo test pubblicato da Reflex, anche il nostro consueto test pratico. Per leggerlo basta cliccare sulla scritta sottostante.

ZUIKO AUTO-S 50 mm F/1.8 TEST

Prova pratica: immagini nitide ed incise sia al centro che ai bordi in tutta la gamma dei diaframmi, una prestazione al di sopra della media per un obiettivo 50 mm normale.

Analisi al banco ottico: sull'asse ottico erano visibili un nucleo centrale brillante ed una leggera aberrazione sferica, scomparsa a f/5.6. Fuori asse era rilevabile un leggero flare obliquo giallo-arancio con un leggerissimo astigmatismo, notevolmente migliorato ad f/4 e scomparso ad f/8. Leggero colore laterale blu-verde.