SONY A7 II PROVA COMPLETA
Il test approfondito con alcune ottiche Leica M

Rino Giardiello, giugno 2015

Nel mese di dicembre 2014 pubblicammo i risultati di un veloce giro di prova della Sony A7 II, grazie alla disponibilità del nostro collaboratore Ashin che ne aveva potuto avere, a Taiwan, un esemplare in prova per la Stampa. Il test di allora, condotto con scrupolo in proporzione al poco tempo a disposizione, aveva subito rivelato le grandi potenzialità della Sony A7 II, ma - senza una prova approfondita - mi lasciava diverse domande senza risposta.
Eviterò di ripetere quanto già scritto - se valido - nell’articolo precedente, quindi vediamo cosa ho potuto verificare avendone un esemplare a completa disposizione grazie all’amico e collega Paolo Jammarrone.

In mano.
Che abbiate le mani piccole (come le mie) o grandi (come quelle di Paolo), la Sony A7 II si tiene bene e le dimensioni leggermente più abbondanti consentono una presa migliore e più sicura rispetto al modello precedente. Non che le cose siano cambiate drasticamente, ma la nuova impugnatura mi è piaciuta molto, fa il suo dovere e mi fa stancare di meno dovendola tenere diverse ore in mano visto che devo stringerla con meno forza. Anche la nuova posizione del pulsante di scatto mi risulta più naturale e comoda.

I comandi ed i menu sono quelli che permettono a qualsiasi utente Sony di “ritrovarsi a casa” e le differenze, seppur presenti qua e là, fanno parte delle costanti, piccole migliorie del prodotto. Non mi sarebbe dispiaciuto avere un piccolo flash integrato, da poter usare in casi di emergenza o come luce di schiarita per arricchire le immagini. Interessante ed utile, invece, la presenza del Wi-Fi, che consente di trasferire immagini senza fili nonché di comandare la fotocamera da remoto (usando uno smartphone o un tablet, ed un’app Sony).

Sul campo.
Con le ottiche dedicate Sony e Zeiss, le cose non cambiano nell’uso normale rispetto alla precedente Sony A7, ma - punto rimasto in sospeso nelle precedenti impressioni taiwanesi - la svolta è con le vecchie ottiche adattate, ambito di applicazione verso il quale le fotocamere della serie A7 hanno sempre mostrato una notevole predisposizione. La stabilizzazione ottica interna a 5 assi funziona, con le ottiche adattate, a “soli” tre assi, ma questo significa comunque che qualsiasi vecchia ottica diventa stabilizzata, il che non è poco. Poco? Mi viene da sorridere ad usare questo aggettivo: ovviamente dipende anche dalla mano ferma di partenza, ma Paolo ed io abbiamo cominciato a provare, tramite appositi anelli, tutte le ottiche Leica M, Nikon AI e Zeiss per Contax in nostro possesso ed i risultati sono stati miracolosi. Oltre alla grande qualità di queste vecchie ottiche (non tutte, ma alcune hanno una resa splendida e ne parlerò in maniera più approfondita in altri articoli), siamo riusciti a scattare con tempi incredibilmente lenti di almeno 3-4 stop inferiori a quelli senza stabilizzazione. Dopo una giornata di test con il 28mm Leica M, ci siamo arrabbiati molto nel vedere alcune foto micromosse, ma quale non è stata la nostra sorpresa quando abbiamo letto che erano state scattate con il tempo di un secondo!
Insomma, la stabilizzazione fa il suo dovere in maniera egregia e lo fa anche con ottiche più lunghe come un vecchio Nikkor AI 200/4 che, comprato per poche decine di Euro in un mercatino, rischiava di essere rivenduto per inutilizzo; ora invece è stato restituito a nuova vita.

Test Sony A7 II di Rino Giardiello nello studio di Paolo Jammarrone

Nel retro dello studio di Paolo, davvero poco illuminato, quest'ottima prova della Sony A7 II con il 28/2.8 Leica M. La foto è stata salvata in JPG stesso dalla fotocamera e la resa, seppur leggermente "acquerellata" a causa della riduzione del rumore e della compressione JPG, è superba. Da notare la perfetta messa a fuoco sull'orologio (vedi dettaglio al 100%) nonostante il sottoscritto ormai abbia problemi di vista legati all'età.

Un plauso anche alla resa generale, all’esposizione ed al bilanciamento del bianco, che non necessitano di essere corretti la maggior parte delle volte, esperienza positiva già provata con la vecchia A7 e la A99. Le immagini sono molto bilanciate e vive senza dover cambiare i settaggi dallo zero e lasciando eventuali modifiche alla postproduzione.

La messa a fuoco manuale con le vecchie ottiche è agevolata dall’ingrandimento e dal focus peaking per cui, anche con queste, è impossibile sbagliare. L’autofocus con le ottiche moderne è ineccepibile, non velocissimo, ma la A7 II non è certo la fotocamera per i fotografi sportivi: per un uso normale o per le foto di cerimonia, basta ed avanza.

Test Sony A7 II di Rino Giardiello. Foto di Paolo Jammarrone

Una bella foto scattata da Paolo Jammarrone direttamente in JPG. Nessun intervento di postproduzione: una resa davvero equilibrata e di elevatissima qualità (vedi foto di maggiori dimensioni).

Continuano a non piacermi l’eccessiva rumorosità del pulsante di scatto ed il suono molto metallico dell’otturatore, che caratterizzava anche le vecchie NEX: passando dalla A7 II alla Sony A99 sembra di passare da una Panda ad una Mercedes, ma le prestazioni ottiche sono identiche, anzi, quelle della A7 II sono leggermente migliori alle alte sensibilità (comunque meno di quello che pensavo prima del confronto, e bisogna davvero cercare il pelo nell’uovo: senza confronti alla pari su un buon monitor al 100%, non si notano differenze. Presumo che, su eventuali stampe anche 30x40cm, sembrino identiche).
La resa alle alte sensibilità continua a non essere la prima della classe, mentre il software Sony ha fatto notevoli miglioramenti nello sviluppo delle foto in camera e le JPEG, rispetto alle passate generazioni, sono talmente buone che quasi passa la voglia di scattare in RAW.

Un problema.
All’inizio del test, mentre provavamo la Sony A7 II con le vecchie ottiche Leica M, abbiamo avuto un piccolo colpo al cuore: le foto a tutta apertura con il 90/2 presentavano una vistosa vignettatura sul lato lungo, in alto. All’inizio abbiamo pensato ad un problema del 90/2 Leitz abbinato a quel sensore, ma il problema si è via via ripresentato anche con tutte le altre ottiche, anche Zeiss per Contax e Nikon, usate a tutta apertura. Dopo opportune indagini, ne siamo venuti a capo. La farò breve: il valore del diaframma non c’entra nulla se non per il fatto che, a diaframma aperto, corrisponde un tempo più veloce e, durante le prove diurne, abbiamo spesso superato il millesimo di secondo. Il colpevole è l’otturatore elettronico ed il difetto è segnalato anche dalla Sony nel manuale in italiano (scaricato in formato PDF dal sito Sony); basta disabilitarlo nell’apposito menu per non vedere più l’ombra in alto (vedi foto). Visto che la Sony sa benissimo che l’otturatore elettronico può dare dei problemi, forse farebbe bene a non tenerlo attivato di default.

Test Sony A7 II di Rino Giardiello. Foto di Paolo Jammarrone

Conclusioni.
La Sony A7 II è una grande, piccola fotocamera: grandi prestazioni in un piccolo corpo con la possibilità di riutilizzare le vecchie ottiche in proprio possesso o di comprarne qualcuna a buon prezzo in un mercatino. La stabilizzazione interna è il motivo principale per farla preferire al vecchio modello, specie se non si utilizzano moderne ottiche dedicate. Personalmente, convertito all’AF da molti anni (anche per sopraggiunti limiti di età e relativi problemi di vista), non riesco ad adoperare le ottiche Manual Focus più di tanto o in situazioni “tranquille”, ma devo ammettere che la Sony ha fatto di tutto per rendere facile questa funzione. Ultima nota negativa, il prezzo, ben più elevato di quello della vecchia A7 che, almeno per ora, figura ancora in listino e la si può trovare ad un prezzo molto conveniente, anche al di sotto dei 1000 Euro (solo corpo) contro i 1500-1800 della A7 II. Cifre per le quali, beninteso, non c’è neanche un caricabatteria incluso…
La Sony A7 II si può trovare su internet a prezzi che variano tra i 1500 ed i 1800 Euro solo corpo e dai 1700 ai 2000 con lo zoom 28-70 Sony.

Rino Giardiello © 06/2015
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