ZEISS VARIO TESSAR 16-35 F/4
Prova su strada su corpo Sony A7
Rino Giardiello, ottobre 2015

Un po' più grande dello Zeiss 24-70 F/4 e molto più piccolo dei 16-35 e 24-70 F/2.8 per le fotocamere Sony dotate di baionetta A: è lui, lo Zeiss Vario Tessar T* 16-35mm F/4 per fotocamere Sony dotate di innesto E.

E' piccolo e leggero? Oppure è grande e pesante? Dipende dai punti di vista e da quello che si adopera di solito: per me, abituato alla Sony A99 con lo Zeiss 24-70 F/2.8, la Sony A7 con il 16-35 F/4 pare quasi un giocattolo ma, indubbiamente, è un obiettivo che ha dimensioni e peso (518 g) comunque ragguardevoli per il sistema FE. Non è sproporzionato una volta montato su un corpo Sony A7 e, in mano, risulta ben bilanciato e molto comodo da usare.

La qualità costruttiva è quella tipica Zeiss, vale a dire materiali e rifiniture impeccabili che danno l'impressione di tenere in mano qualcosa di pregio. Le ghiere sono fluide e morbide; la messa a fuoco, garantita dal motore ultrasonico interno, è velocissima e silenziosa. Lo schema del Tessar è da sempre oggetto di discussione tra gli appassionati del marchio tedesco: nato come schema ottico molto semplice, con pochi elementi e poco luminoso, non ha mai garantito una perfetta correzione di tutte le aberrazioni, ma si è meritato l'appellativo di "Occhio d'aquila" per la grande nitidezza e l'elevato contrasto delle immagini. Questo faceva inorridire gli amanti della morbidezza e dello sfocato molto graduale del Planar, ma non sono mancati tantissimi fotografi che hanno preferito la famosa Rollei Biottica con il Tessar anziché col costosissimo Planar: questione di gusti oltre che di necessità fotografiche. Oggi il nome "Vario Tessar" ("Vario" indica che si tratta di focale variabile) è più un omaggio al passato che una realtà tecnica visto che l'obiettivo può vantare ben 12 lenti, delle quali 5 asferiche (incluso un elemento AA, ovvero asferico avanzato) con 3 elementi in vetro ED (Extra-low Dispersion). L'unica cosa che è rimasta tipica del Tessar è la minore luminosità massima che qui è di F/4 (costante a tutte le lunghezze focali), uno stop in meno del fratello Vario Sonnar 16-35 F/2.8 con baionetta A che però è molto più grande, pesante e costoso.

Oggi una luminosità massima di "soli" F/4 non è più una tragedia vista la possibilità dei sensori attuali di lavorare bene anche alle sensibilità più elevate, e l'unico limite resta quello della profondità di campo e del bokeh, limite che il mio collo e le mie spalle accettano più che volentieri dopo una giornata di riprese fotografiche.

Nitidezza.
I bordi estremi sono estremamente buoni e pari od al di sopra di molti altri zoom di fascia alta di simili lunghezze focali. La cosa buona è che, pur più che decenti a tutta apertura, migliorano rapidamente ad F/8 e non si notano, nell'uso pratico, ulteriori miglioramenti diaframmando di più. Fotografando una mira ottica si può notare come il diaframma migliore sia F/11, ma nelle vita reale non ci sono differenze con F/8, diaframma ben più sfruttabile. Anche la costanza di resa tra 16mm e 35mm è davvero notevole e, seppur 35mm sia la focale migliore, non si vedranno effettive differenze di resa in alcun servizio fotografico. Nel nostro test pratico abbiamo effettuato gli stessi scatti con lo Zeiss 24-70 F/2.8 su corpo A99 e dobbiamo dire che l'omogeneità di resa dei due zoom Zeiss è sorprendente: tutte le foto sono nitide e tridimensionali anche nei casi in cui, osservando le immagini al 100% su un buon monitor, si nota invece una leggera risolvenza in meno. Mi riferisco al vecchio 24-70 F/2.8 che, pur attestandosi su valori pressoché identici di risolvenza al centro ed a 2/3 del campo inquadrato, è decisamente meno nitido agli angoli estremi. Sul monitor, scendendo al 50% d'ingrandimento le differenze non si notano più, e tantomeno si notano nella vita reale facendo delle stampe anche di generose dimensioni, a meno di non mettersi con un lentino ad un palmo di naso dalla stampa.

Camera da bagno con vista mare!

16mm - La risolvenza al centro ed ai bordi è notevolissima, ma la cosa sorprendente è la sovracorrezione degli angoli, che sono molto nitidi anche a tutta apertura. Ad F/8 le cose migliorano ulteriormente e quasi ci si dimentica di avere a che fare con una focale così critica. La vignettatura a 16mm raggiunge i valori più elevati ma tutto sommato nella norma per una focale così supergrandangolare, vale a dire poco più di uno stop di caduta di luce a tutta apertura, e tende a scomparire chiudendo il diaframma. A questa focale c'è un minimo di curvatura di campo che non si nota alle altre focali.

Ottima la resa a 16mm F/5.6 (qui la foto di maggiori dimensioni).

24mm - Ottima focale, la mia preferita come equilibrio tra prestazioni - dalla risolvenza alla scarsissima vignettatura anche a TA - e resa globale. La nitidezza è notevole sia al centro che ai bordi e non subisce grandi variazioni diaframmando. Una focale sfruttabilissima con ancora l'angolo di campo di un vero grandangolare.

Molto bella la resa a tutte le lunghezze focali in qualsiasi condizione di luce. A 24mm si può notare come la nitidezza agli angoli sia ben superiore a quella del "vecchio" 24-70 F/2.8 che, oltretutto, vignetta di più. Per il resto, la resa delle due ottiche è identica come aspetto generale e definizione.

35mm - E' senz'altro la focale più corretta e con la maggiore omogeneità di prestazioni tra centro e bordi (tranne agli angoli estremi che, paradossalmente, sono meno buoni ai bordi che a 16mm a TA) e, rispetto alle altre focali, è quella che offre anche il miglior bokeh. La nitidezza, seppur molto omogenea tranne che agli angoli estremi, a tutta apertura arriva a valori meno elevati rispetto alle focali più corte, ma sono cose che difficilmente si notano sul campo se non si fotografano mire ottiche e, ad F/8, siamo sui soliti valori, molto elevati.

A sinistra: un ritratto a 35mm ad F/5. Lo stacco dallo sfondo è sufficiente e lo sfocato gradevole come si può meglio vedere nel crop (Ph. Edoardo De Nicola).

Distorsione.
Molto corretta per uno zoom così estremo, basta un click per eliminarla del tutto in post-produzione senza dover sacrificare troppi pixel (nessun pasto è gratis…). La vignettatura è abbastanza contenuta a tutta apertura e tende a scomparire del tutto ad F/8, ma anche questo è un falso problema perché ormai, avendo a disposizione il profilo dell'obiettivo nel proprio programma di fotoritocco, viene eliminata insieme alla distorsione. Questo vale per chi, come me, scatta in RAW; chi preferisce scattare in JPEG si troverà le foto già corrette dal software incorporato nella fotocamera.

Trattamento antiriflessi.
Come Zeiss ci ha abituati con il suo famoso T*, è semplicemente eccezionale nonostante si tratti di uno zoom con un bel po' di lenti. Anche quando si arriva a vedere qualche riflesso, il contrasto dell'immagine resta sempre integro.

Bokeh.
Parlare di bokeh e focali supergrandangolari può sembrare un controsenso, soprattutto se l'obiettivo non dispone di una grande apertura, ma questo zoom Zeiss se la cava bene anche a 16mm. Logicamente nulla a che vedere con ottiche fisse F/1.4 o F/2, ma la separazione tra primo piano e lo sfondo è sempre molto gradevole. A 35mm le cose migliorano un bel po' e, volendo giocare di sfocato, questa è senz'altro la lunghezza focale più consigliabile.

Ancora a 24mm, resa eccellente e grande senso di tridimensionalità (vedi foto di maggiori dimensioni).

Conclusioni.
Al di là di qualsiasi rilevazione strumentale (per giunta sempre di tutto rispetto rispetto alla migliore concorrenza), lo Zeiss 16-35 F/4 è l'obiettivo che non vorrei mai togliere dal corpo macchina per la sua resa gradevolissima, brillante e l’ottimo "effetto presenza". Ho differenziato le prestazioni a 16, 24 e 35mm per dovere di recensione, ma i risultati sul campo sono incredibilmente omogenei e difficilmente si noteranno differenze ai soliti ingrandimenti. La resa è sempre ottima lungo tutto il range di focali a tutti i diaframmi ed in qualsiasi situazione, anche quelle più "pericolose" visto che lo zoom è a prova di polvere e pioggia. I colori sono quelli Zeiss, ricchi e brillanti ma mai esagerati nel pieno rispetto della tradizione tedesca. La risoluzione, come abbiamo sempre sostenuto, non è tutto ed il pregio maggiore di questo obiettivo - pur attestandosi su valori di risolvenza molto elevati - è proprio l'incredibile capacità di restituire immagini profonde, brillanti e ricche di atmosfera. Non è certo un "peso piuma" ed il prezzo non è per tutte le borse, ma, avendo una fotocamera della famiglia Sony A7, non avrei dubbi nello sceglierlo.

Rino Giardiello © 10/2015
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