FUORI USO 2002
Mostra nell'ex albergo dei ferrovieri Ferrotel
Rino Giardiello e Antonio Farchione, dicembre 2002

E' in corso la nuova edizione di Fuori Uso a Pescara, importante manifestazione di arte presso edifici dismessi della città adriatica. Sino a fine anno, Corso Vittorio Emanuele, a pochi passi dalla stazione, ore 16.30/21.00.

Nadir Magazine ©Finalmente dopo un anno di riflessione del suo ideatore Cesare Manzo, la città di Pescara torna ad ospitare l'ennesima edizione di Fuori Uso, manifestazione di arte tra le più significative sia a livello nazionale che internazionale.

Le rassegne "Fuori Uso", sin dalla loro inaugurazione agli inizi degli anni Novanta, hanno sempre rappresentato un manifesto contro qualunque forma di insensibilità nei confronti dell'arte, con le sue variegate modalità espressive (fotografia, pittura, teatro, ecc.), da parte di tutti coloro che consentono ancora che nella gran parte delle città, come Pescara, ci sia così tanta carenza o, peggio, assenza di "contenitori" dedicati all'arte.

La forte denuncia è ogni anno rinnovata con un lavoro di ricerca di luoghi fatiscenti, dismessi o abbandonati da elevare a luoghi espositivi. La rivitalizzazione di ex liquorifici, ex opifici, ex depositi, ex cliniche, ecc. (sono solo alcuni dei luoghi Fuori Uso di Pescara utilizzati nelle varie manifestazioni succedutesi negli anni) ha prodotto risultati a dir poco sorprendenti.

Nulla viene toccato nelle strutture; alcun segno viene ostentato neppure esternamente; alcun riferimento permette di capire che, invece, all'interno è in atto una metamorfosi. Passeggiando tra le ambientazioni si ha l'impressione di immergersi in un mondo onirico generato dallo stesso edificio sonnacchioso che riscatta per la durata di un sonno il suo status di edificio Fuori Uso.

Nadir Magazine ©

Nadir Magazine ©

Nadir Magazine ©

Nadir Magazine ©

I locali di Fuori Uso 2002

Nadir Magazine ©

Allestimento di G. Karamustafa

Nadir Magazine ©

Marcello Maloberti

Nadir Magazine ©

Stampa BN a contatto di Michaela Maria Langestein

Nadir Magazine ©

Foto di Robert Gligorov

Nadir Magazine ©

L'ex albergo dei ferrovieri è il "contenitore onirico" Fuori Uso che Cesare Manzo ha scelto per l'edizione 2002. Inaugurata il 23 novembre 2002 Ferrotel (questo il nome della manifestazione) è stata curata da Teresa Macrì, Mario Codognato e Sandro Chia. Molti gli artisti invitati a riflettere sulle accelerazioni e le contraddizioni della contemporaneità (1) all'interno di "un hotel che è divenuto invisibile, come le città calviniane e come invisibili sono tutti quegli spazi svuotati di significato.

Eppure questo svuotamento è stato colmato, più recentemente, dall'occupazione di un mondo altrettanto invisibile, quello degli abusivi. È una assimilazione dello spazio che opera, su un piano simbolico, il ribaltamento del concetto di uso. (…) (Niente di più intrigante) il cinismo con cui questo spazio viene respinto dall'uso pubblico e, viceversa, il suo addomesticamento alla clandestinità" (2).

Molte delle piccole stanze che un tempo ospitavano ferrovieri di passaggio, accolgono ora opere fotografiche come quelle di Botto & Bruno i cui cibachrome immortalano particolari di spazi metropolitani.

Nadir Magazine ©

Inquadrature "frettolose", dalle tonalità fredde non solo per sottolineare la durezza delle città metropolitane (fabbriche dismesse, mucchi di cartoni, ragazzi inquadrati in modo da lasciare nascosto il volto) con le loro contraddizioni, ma, nello stesso tempo, anche per urlare il disagio, la fatica di chi ci vive di adattarsi a regole il più delle volte non scritte. Le opere esposte, però, lasciano intravedere un messaggio di speranza o forse una via di fuga per gli abitanti metropolitani: i ricordi, la musica, la conoscenza.

Nadir Magazine ©

Decisamente diversa è la proposta di Zwelethu Mthethwa che ritrae, invece, membri di una comunità africana racchiusi all'interno di uno spazio privato (forse le loro stesse abitazioni). L'attualità dell'opera è evidente, l'artista racconta il micromondo africano non certo per fare del pietismo (la dignità dei personaggi è indubbia) sul divario tra nord e sud del mondo, quanto per consentire allo spettatore di riflettere sulla metafora della riscoperta di quei valori, di quelle conoscenze, di quelle preziose diversità proprie di uomini e paesi che sarebbe assurdo e forse impossibile debellare o peggio ancora livellare.

Alquanto singolare è l'opera di Marcello Maloberti. Gli scatti di Maloberti hanno il sapore un po' vouyeristico il cui fine è quello di cogliere e studiare le espressioni di preti. I lavori in mostra mettono a nudo "un sostrato d'inquietudine percettiva verso il mondo che complessizza continuamente la sua ricerca fondata sul confronto con l'altro e dunque con se stesso. Questa sua permeabilità innesca delle dinamiche, all'interno del suo lavoro, che vengono manifestate attraverso l'imprevedibilità dei suoi interventi" (3).

Sperimentazione e casualità, sono alcuni degli elementi che caratterizzano, invece, le foto di Michaela Maria Langestein. I lavori in mostra a Fuori Uso 2002, sono sufficienti per capire la sottile ratio che caratterizza il percorso di ricerca dell'artista: padroneggiare lo scatto e la realtà "catturata" e subìre poi l'azione chimica dello sviluppo che reinterpreta il suo lavoro. Determinismo versus caos e viceversa sono i binomi a cui la Langestein sembra essere interessata; il risultato è comunque gradevole e formalmente pulito.

Di grande impatto visivo sono le foto retroilluminate di Robert Gligorov. Le sue immagini surreali e fantastiche hanno il pregio di attirare ed imbonire lo spettatore il tempo necessario perché possa leggere nelle foto un messaggio di drammaticità, di angoscia, di distruzione. Segnali inequivocabili di morte, di ansia per il destino dell'umanità, di instabilità vengono comunicati con eleganza grazie all'uso creativo degli oggetti fotografati ed alla suggestione fornita dalla luce diffusa. Per quanto perturbanti ed attuali siano i messaggi delle foto, non siamo, però, di fronte ad opere apocalittiche; l'artista come lo spettatore è un uomo che ha paura, che rispetta la vita, ma, più di questo, è in grado di rappresentare i sentimenti ed il suo attaccamento alla vita.

Altrettanto intrigante è il lavoro di Paolo Consorti. Ragazzi vestiti con tute bianche e tute nere giocano a palla, i loro movimenti non sono nervosi e sembrano librarsi sul campo un po' sconnesso. Antagonismo, spirito di squadra, ma forse solo una simbolica rappresentazione della lotta tra il bene ed il male; no niente di tutto questo. Le fotografie di Consorti fanno venire in mente le parole del premio Nobel Rita Levi-Montalcini che, particolarmente attenta ai "contatti tra i giovani di diversa estrazione ed etnia", afferma: "si deve riconoscere alle nuove leve, di ambo i sessi, il ruolo di attori e non di spettatori nell'arena della società globale, nella quale si decidono gli interventi da mettere immediatamente in atto. Un loro totale coinvolgimento nei poteri decisionali ha un duplice significato: il primo è di avvalersi delle capacità in loro possesso, il secondo è il diritto che spetta loro di garantire alla presente, e alle generazioni a venire, un futuro" (4).

Antonio Farchione © 12/2002
Riproduzione Riservata

Le foto che documentano la mostra "Fuori Uso" ed i locali dell'ex albergo dei ferrovieri sono tutte di Rino Giardiello © 12/2002

(1) Mario Codognato, Dentro disuso, in Fuori Uso 2002 Ferrotel, Edizione Arte Nova 2002.
(2) Teresa Macrì, Perdido hotel, in Fuori Uso 2002 Ferrotel, Edizione Arte Nova 2002.
(3) Teresa Macrì, Op. cit.
(4) Rita Levi-Montalcini, Tempo di mutamenti, Baldini & Castoldi, 2002.

Articoli correlati ed approfondimenti: Mariuccia Pisani

Nadir Magazine ©
Nadir Magazine ©
Nadir Magazine ©
Aspetto forte, sguardo intenso, carattere mordace, ma anche sensibile, determinato, intelligente, questo ed altro è Cesare Manzo.
Personalità carismatica nel mondo dell'arte, è indubbiamente il più importante gallerista di Pescara.

Assai nota è la sua passione per la transavanguardia, ma non è meno nota la grande competenza per questo movimento artistico.
Le mostre che da decenni organizza presso la sua galleria sono sempre eventi unici e molto apprezzati da artisti e collezionisti. In più di una occasione ha onorato la città di Pescara della presenza di artisti del calibro di Chia, Cucchi, Pistoletto, ecc. con i quali intrattiene continui rapporti professionali.

L'iniziativa che più di tutte ha, però, ulteriormente accresciuto la fama di Cesare Manzo è la manifestazione "Fuori Uso" che dagli inizi degli anni Novanta continua ad essere tra gli appuntamenti culturali più attesi.

Sequenza fotografica: Cesare Manzo nelle foto di Rino Giardiello.