La focale di 135mm faceva parte, insieme al 28 ed al 50mm, del “trittico di base” per la maggior parte dei fotografi che si avvicinavano alla fotografia ai tempi dell’analogico.
Le cose non sono cambiate di molto sino a quando gli zoom non hanno raggiunto una qualità tale da poter sostituire le corrispondenti focali fisse, soprattutto di normale luminosità, ma un conto è realizzare uno zoom F/2.8 di elevata qualità, un altro è quello di arrivare ad F/1.4 che, almeno al momento, resta ancora un valore esclusivo delle migliori ottiche fisse.
Il 135mm è un moderato teleobiettivo che deve la sua grande diffusione - nelle versioni F/2.8 - proprio per l’ottimo compromesso tra luminosità, dimensioni, peso, qualità e prezzo, ma tutto aumentava tantissimo anche per guadagnare un solo stop ed arrivare ai mitici 135mm F/2 (vedi lo Zeiss 135/2 per Contax). Cliccate sempre sulle foto per ingrandirle, ne vale la pena.
La scelta di SIGMA è a dir poco singolare: perché progettare oggi un’ottica fissa F/1.4 - grande, pesante e costosa - quando potremmo cavarcela con un semplice F/2.8 ed aumentare la sensibilità in-camera di 2 stop visto che oggi il rumore in più è quasi inavvertibile? La risposta, le mie considerazioni e le prestazioni del nuovo SIGMA 135/1.4 DG Art nel corso dell’articolo.
Ricordo che la sigla DG indica che l’obiettivo è progettato per fotocamere full-frame (ovviamente si può usare anche con fotocamere APS-C sulle quali diventerebbe equivalente ad un 202.5mm) e la sigla Art identifica la serie migliore di SIGMA, quella senza compromessi.
Il SIGMA 135/1.4 DG Art dovrebbe essere il naturale successore del SIGMA 135/1.8 DG HSM Art per fotocamere reflex (vedi test su Nadir qui), ma - come scelte progettuali e tipo di resa - può essere considerato il fratello maggiore del SIGMA 105mm F/1.4 DG HSM Art che era stato denominato Bokeh Master per il suo bokeh eccezionale. Abbiamo tra le mani un altro obiettivo dalla resa ottima in tutte le condizioni ed a tutti i diaframmi, ma con un contributo dello sfocato che non teme confronti.
In mano
Il SIGMA 135/1.4 DG Art è solido, ben costruito e realizzato senza compromessi. Non è interamente in metallo, ma del robusto e collaudato materiale composito di SIGMA - il TSC (Thermally Stable Composite) - che offre lo stesso feeling tattile del metallo con meno problemi di variazione delle tolleranze alle diverse temperature, cosa che assicura una resa costante in tutte le condizioni d'uso.
Il TSC ha una espansione termica simile a quella dell'alluminio. Le parti costruite in TSC risentono meno degli sbalzi di temperatura pertanto reagiscono meglio alle condizioni d'impiego estreme e salvaguardano le prestazioni dell'obiettivo. Il TSC offre anche una ottima elasticità. Confrontato con il policarbonato al 20% di fibra di vetro, il TSC denuncia una elasticità maggiore di circa il 70%. Confrontato con il policarbonato al 30% di vetro risulta più elastico del 25%.
Questa grande qualità costruttiva significa avere tra le mani un obiettivo di generose dimensioni e di peso consistente (1430g con paraluce, tappi e staffa per il treppiedi nella versione L-Mount, 1420g nella versione E-Mount), ma tutto sommato pesa 200g meno del SIGMA 105/1.4 e le dimensioni sono nella media della categoria. L’obiettivo è dotato, come ormai di consueto, dell’attacco per il treppiedi che, se proprio non si adopera, è possibile rimuovere. Poiché è anche possibile ruotarlo in un attimo allentando la vite di blocco, nell’uso a mano libera preferisco sempre rivolgerlo verso l’alto in modo da poter poggiare l’obiettivo sulla mano sinistra come di consueto. La ghiera per la messa a fuoco manuale, pur non essendo troppo larga, offre una presa comoda e sicura, ma - al di fuori delle prove per il test - non ho avuto alcuna necessità di adoperarla perché l’AF è sempre stato veloce e preciso.
Sul campo
Torniamo alla domanda fatta in precedenza: “perché progettare un’ottica fissa F/1.4 - grande, pesante e costosa - quando potremmo cavarcela con un F/2.8 ed aumentare la sensibilità di 2 stop visto che oggi quasi tutte le fotocamere hanno la capacità di farlo senza mostrare troppo rumore?”. La risposta è proprio nel valore di diaframma di F/1.4 che non serve per evitare di salire di sensibilità, oggi di secondaria importanza, ma per avere uno sfocato ed un bokeh da record. SIGMA aveva già in catalogo un ottimo 135/1.8 (il mio test è qui) che riesce a superare per luminosità massima e qualità dello sfocato, ma supera - a detta di SIGMA - anche il SIGMA 105/1.4 DG HSM Art che è considerato il bokeh master.

Nitidezza
Il SIGMA 135/1.4 DG Art ha una nitidezza eccezionale e si possono notare delle modeste differenze tra centro e bordi ai diversi valori di diaframma solo fotografando mire ottiche e visualizzando i risultati al 100% sul monitor. Questo significa che, nel mondo reale fotografando soggetti reali, non noterete differenze, ma attenzione all’esigua profondità di campo a tutta apertura perché, come vi accorgerete dopo i primi scatti, è meno di quella che pensavate.

Vignettatura
La vignettatura a tutta apertura è minima e visibile solo nel caso di soggetti uniformemente illuminati e colore omogeneo, ma nella realtà pratica è difficile notarla e, se occorre, si elimina con facilità in fase di sviluppo del file. Non è troppo diversa da quella del SIGMA 105/1.4 DG HSM Art e si può considerare molto buona per la notevole luminosità dell’obiettivo e le generose dimensioni della lente frontale.
Bokeh
Grazie all’apertura massima di F/1.4 e ad un'accurata progettazione, il bokeh del SIGMA 135/1.4 DG Art è molto morbido e progressivo, gradevolissimo e sfruttabile a tutte le distanze di messa a fuoco. La cosa meravigliosa sono i cerchietti delle luci fuori fuoco, perfetti e privi dei famigerati “onion ring”. Non ha senso comprare questo obiettivo se non si pensa di sfruttare il suo sfocato a tutta apertura anche con tanta luce.
Fotografando a distanza ravvicinata ad F/1.4 è facilissimo che lo sfondo sia completamente fuori fuoco ed irriconoscibile, caratteristica utile sia per nascondere elementi di disturbo che per arricchire l’immagine, ma - sorpresa! - lo stesso sfondo sfocato si ottiene anche alle medie distanze ed è davvero un valore in più.
Macro
Il SIGMA 135/1.4 DG Art non è un obiettivo macro, ma la sua distanza minima di messa a fuoco è di 110cm e permette di arrivare ad un rapporto di ingrandimento di 1:6.9. Non è tantissimo, ma permette di cavarsela bene nella maggior parte delle situazioni e la nitidezza è talmente elevata che dispiace non sia un macro.
Distanza ravvicinata, ottimo bokeh ed un incredibile effetto presenza. Guardate con attenzione le tante sfumature di grigio del calice, la nitidezza del bordo estremo e capirete. La tridimensionalità del bicchiere è eccezionale. Sono immagini ottime per qualsiasi necessità lavorativa.
Trattamento antiriflessi
È quello consueto di SIGMA, decisamente efficace anche su questo obiettivo nonostante la grande apertura. L’obiettivo è fornito con un ampio paraluce a corredo per cui nessun problema con forti fonti luminose poste lateralmente. I lampioni stradali di notte non hanno provocato velature e, per provocarle, si deve fotografare il sole ad F/1.4 (e non mi sembra il caso, no?). Chiudendo il diaframma, in particolari situazioni, si può avere qualche piccolo riflesso, ma decisamente al di sotto della media anche di obiettivi meno luminosi.
Coma
Fotografando le luci della città di notte è possibile che, quelle più lontane, quasi un puntino, possano mostrare le “codine” tipiche del difetto di coma, ma la correzione di questo 135/1.4 è da applauso, caratteristica che farà molto piacere agli amici appassionati di fotografia astronomica.
Lo storico "Palazzo Imperato" in stile Liberty a Pescara. La distorsione è molto ben corretta e necessita di essere corretta solo in situazioni estreme con le linee dritte vicino ai bordi. In questo caso non è stato necessario effettuare nessuna correzione.
Distorsione
Il SIGMA 135/1.4 DG Art presenta una leggera distorsione a cuscinetto rilevabile solo con soggetti architettonici o linee dritte vicino ai bordi ed è facile correggerla in fase di sviluppo del file. Nessun problema, ovviamente, fotografando in teatro, ai concerti, lo sport ed il paesaggio.
Autofocus
Non sono un fotografo sportivo, ma nelle foto in teatro e in strada l’AF del SIGMA 135/1.4 DG Art è sempre stato veloce e preciso anche in situazioni di bassa luminosità. Abbinato alle possibilità di riconoscimento facciale della SIGMA fp L e della SIGMA BF, ho sempre avuto primi piani perfettamente a fuoco.
Autofocus rapido e preciso anche con soggetti in movimento in scarsa luce. Siamo di notte con le sole luci della città, ma la messa a fuoco sulle due persone col cane è impeccabile.
Conclusioni
Il SIGMA 135/1.4 DG Art ha una qualità eccezionale e riesce ad unire l’elevata risoluzione anche a tutta apertura - attualmente record della sua categoria - con la bellezza delle immagini e la possibilità di isolare il soggetto dallo sfondo grazie allo sfocato molto evidente e, soprattutto, molto gradevole grazie all'ottimo bokeh. La profondità di campo, soprattutto alle breve distanze, è davvero minima e va sfruttata in maniera opportuna. Peso e dimensioni sono generosi, ma proporzionati alla qualità ed alla robustezza. Peccato che l’obiettivo non sia dotato di stabilizzazione ottica anche se questo non è un problema con i corpi Sony e Panasonic che hanno la stabilizzazione sul sensore. La resa è ottima a tutti i valori di diaframma, ma non posso che ripetere quanto mi sia piaciuta quella a tutta apertura: non è solo questione di nitidezza (notevole), ma di perfetto equilibrio tra le aree nitide e quelle sfocate. Basta provarlo sul campo e spaziare dai ritratti all’architettura ed al paesaggio per rendersene conto. Globalmente è un obiettivo che mi è piaciuto molto e mi sono trovato piacevolmente a mio agio tornando ad una lunghezza focale classica che avrei apprezzato maggiormente se l’obiettivo fosse stato più compatto e leggero a costo di diventare “solo” F/2. Come tutti i recenti obiettivi SIGMA, il 135/1.4 DG Art è ben protetto da polvere e umidità, quindi è adatto ad essere usato anche in ambienti esterni più impegnativi ed è la classica dimostrazione della qualità Made in Japan e dell'impegno di cui SIGMA va giustamente fiera.
Rino Giardiello © 2025/10
Riproduzione Riservata
Il SIGMA 135/1.4 DG Art ha una resa molto cinematografica. Giocando tra luci ed ombre, parti a fuoco e parti sfocate, l'effetto è particolarmente suggestivo e questa immagine potrebbe essere stata tratta da un film. Del resto, SIGMA dichiara che la progettazione di questo obiettivo è stata effettuata tenendo presenti le esigenze, sia tecniche che artistiche, dei videomaker.
Conclusions
The SIGMA 135/1.4 DG Art boasts exceptional quality and combine high resolution even wide open - currently the best in its class - with beautiful images and the ability to isolate the subject from the background thanks to the very pleasant bokeh. Depth of field, especially at close range, is truly minimal and must be used wisely.
The build quality of the SIGMA 135/1.4 DG Art is exceptionally good. The TSC (Thermally Stable Composite) body is sturdy, stiff and scratch resistant. Weight and size are generous, but proportionate to the quality and strength of the lens. It's a shame that it doesn't feature optical stabilization, although this isn't a problem with Sony and Panasonic cameras that have on-sensor stabilization. Performance is excellent at all apertures and I loved wide-open performance for the perfect balance between sharp and out-of-focus areas. You only need to try it on the field from portraits to architecture and landscapes to realize this. Overall, it's a lens I really liked, and I felt pleasantly comfortable returning to a "classic" focal length that I would have appreciated more if the lens had been more compact and lighter, even if "just" F/2. Like all recent SIGMA lenses, the 135/1.4 DG Art is well protected from dust and moisture, making it suitable for using in all conditions and is a classic demonstration of the Made in Japan quality of which SIGMA is rightly proud.
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