FERRAGLIA DELL’EST
Dal passo a vite al digitale, le memorie di un fotografo che, come tanti della stessa generazione, ha assistito alle svolte più importanti della storia delle fotocamere fotografiche
Gian Luca Silvagni, giugno 2017

Gian Luca Silvagni, fotografo sportivo, autore di articoli che parlano di fotografia e sport su Nadir Magazine tra i quali “A bordo Campo” e “WorkFlow”, ci parla della sua passione per “La ferraglia dell’Est” come ama definirla e di un mondo che non c’è più.

I recenti articoli pubblicati su Nadir Magazine a cura di Pierpaolo Ghisetti “I miei primi dieci libri” e il pellegrinaggio al “Museo tecnico di Dresda”, mi hanno portato indietro negli anni, quando per digitale si intendeva l’orologio o la sveglia e quando internet era una parola sconosciuta, ma si fotografava lo stesso.

Rimini. Fine anni ’80 inizio anni ’90. C’erano i negozi di fotografia. Quelli veri, con la roba stipata sugli scaffali per intenderci, roba fotografica. Luoghi sacri per fotografi in erba e punti di riferimento per professionisti. Luoghi in cui si parlava di fotografia, a volte ad alta voce, ma senza accapigliarsi. Dove era possibile provare la fotocamera seria o il supertele dei sogni. Io frequentavo un negozietto in angolo vicino il ponte di Tiberio. Mi rifornivo qui. Ferraglia della Germania Est, ex DDR. Obiettivi che arrivavano, a detta del titolare, “nascosti sotto i sedili dei camion” provenienti da oltre la cortina di ferro. All’epoca avevo una Praktica BC1 acquistata usata col primo stipendio, e il corredo di lenti manuali e fisse dal 20 al 300mm costruito un pezzo dopo l’atro con tanta pazienza. Ricordo l’ansia per il 300mm f/4, l’ultimo tassello del corredo fotografico che non riuscivo a reperire, introvabile, poi un bel giorno eccolo lì in vetrina, in piedi, bello, nero come la notte. La sera era già mio. Avevo completato la serie, ignaro che di lì a poco la magia sarebbe finita.

Gian Luca Silvagni fotocamere dell'Est

Oggi è impensabile un corredo del genere per la fotografia sportiva. Non ho mai aspirato alla qualità fine a sé stessa quanto al feeling con l’attrezzatura, a ciò che rappresenta, alla storia che racconta. Sono cresciuto respirando il mito “Zeiss”, e da qui probabilmente nasce la forte curiosità e voglia di scoprire tutto il possibile su questo marchio anzi, su quest’uomo. Ne ho parlato durante l’intervista con Rino pubblicata su Nadir Magazine. Il tempo del Pentacon Prakticar 300mm f/4 è finito. Non mi domando più cosa si nasconda dietro un nome o un marchio, ma cerco l’affidabilità operativa e la qualità dell’immagine. Tutto ciò è poco romantico ma la qualità oggi è un imperativo al quale è impossibile sottrarsi per chi, come me, fotografa l’azione nei campi da gioco.

Gian Luca Silvagni fotocamere dell'Est

Con l’avvento dell’autofocus arrivò la prima Nikon F-601 AF “la reflex degli smanettoni” citava la pubblicità. Forse per l’abbondanza di pulsanti e la completa assenza di ghiere. E fu la volta anche di Canon, la Eos 50 “Eye Control”, la reflex con il controllo dell’AF attraverso la pupilla. Tra sguardi languidi, occhiatacce e foto sfocate anche questa moda passò velocemente. Infine il digitale, fotocamere non orologi. La prima 2 megapixel con obiettivo rotante Nikon Coolpix 2500 acquistata sabato 8 giugno del 2002, in tv davano Italia-Croazia valevole per il Campionato Mondiale di Calcio, vinta dalla Croazia per 2 a 1. Ricordo benissimo quando entrai nel negozio in pieno centro a Rimini. Faceva molto caldo, le via erano deserte e si sentiva la telecronaca provenire dalle finestre aperte. Scelsi la 2500 semplicemente perché mi piaceva, grigio metal e azzurra, con l’obiettivo girevole che permetteva di fotografare tenendo la fotocamera altezza panza, come si faceva con le vecchie camere con mirino a pozzetto. Nel giro di poco tempo i negozi di fotografia, quelli veri con gli scaffali stipati di corpi e lenti, si estinsero come i dinosauri. Forse per mancanza di camionisti avventurosi o semplicemente per l’avvento delle grandi distribuzioni e in secondo tempo internet. Arriva la crisi del mercato fotografico a pellicola e la crisi del sottoscritto che si lancia, come un bagnino su una svedese, sul negozio on-line per eccellenza di materiale fotografico analogico… eBay! Flektogon, Pentacon, Ernemann, Zeiss Jena, Exa, ecc. All’inizio fu Carl Zeiss. Alla fine una ramificazione di marchi degna del delta del Po.

Districarsi è difficile. Ci provai con la scusa di un libro sulla mia piccola e insignificante - dal punto di vista monetario - collezione di obiettivi grandangolari a schema retrofocus dal titolo: “Flektogon aus Jena”. 35, 25 e 20mm misure che fanno sorridere se si pensa ai cm di un noto attore “amatoriale”, ma importanti per la produzione di obiettivi dal dopo guerra fino agli anni novanta. La parte più emozionante è stata la ricerca delle informazioni. Confrontare le diverse, a volte contrastanti, versioni storiche, verificare le fonti, tradurre, studiare, assimilare e scrivere pagine e pagine e spremere il tutto in poche righe. Cercando di dare un senso al libro, che non fosse solo una sequenza di foto.

Gian Luca Silvagni fotocamere dell'Est

Quando sono a bordo campo per fotografare la squadra di basket del Rimini la “NTS Basket Rimini Crabs”, mi capita di ricordare con nostalgia gli anni in cui maneggiavo la Zeiss Contina di mio padre e mi dico “Gian Luca Silvagni, sono stati anni importanti per la tua formazione fotografica e non solo”. All’epoca divoravo avidamente qualsiasi cosa avesse a che fare col mondo della fotografia. Tutto faceva comodo per imparare. Ancora oggi questi obiettivi comunicano a chi ha cuore per ascoltare attraverso il suono tipico delle ghiere, il ticchettio del diaframma, l’odore del lubrificante… “Flektogon, frammenti di storia della Ex DDR”.

Gian Luca Silvagni fotocamere dell'Est

Libro stampato in unica copia, ma il destino volle ne arrivassero due, la seconda la regalai all’amico Giovanni di Firenze, viaggiatore antartico e profondo estimatore del famoso esploratore britannico di origine irlandese “Ernest H. Shackleton”, ma questa è un’altra storia.

Gian Luca Silvagni © 06/2017
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Gian Luca Silvagni, classe ’65, riminese doc, è cresciuto a piadina e fotografia, dedicandosi da anni alla fotografia sportiva con passione e professionalità. E' possibile vedere una selezione di foto nel suo sito web dove ci sono anche tutte le informazioni per contattarlo. Altri articoli di Gian Luca Silvagni pubblicati su Nadir Magazine li potete trovare sotto "Fotografare lo Sport".