STAR BREAK
Parole in libertà
Gian Luca Silvagni, luglio 2017

Gian Luca Silvagni, dalla fotografia sportiva a quella d’autore dove l’occhio e la mente spaziano liberi senza vincoli di sorta. Il gioco non è limitato da un rettangolo, giocatori e spettatori scambiano i ruoli, i colori sociali si fondono. Un ottimo esercizio per allenare la mente e assimilare al meglio le regole da applicare durante il resto dell’anno nei palasport.

Qualcuno ha detto: “Il lavoro nobilita l’uomo”. Altri affermano: ”Il caldo disabilita la mente”. Quest’ultima affermazione mi trova completamente d’accordo, soprattutto se non si ha una zona refrigerio in casa in cui trarre sollievo. Se invece la mente è libera e fresca, da condizionamenti e da condizionatori, ecco che si lascia andare e cavalca con lo sguardo dritto all’orizzonte, dove il blu della tundra bacia il verde del cielo. Nel regno della fantasia, a volte, le cose cambiano forme e colori.

Gian Luca Silvagni © Star Break

Siamo alle solite. Arriva il super caldo, l’afa, l’umidità alle stelle e io sono alle stalle. Voglia di fare dire e baciare zero, è una penitenza! C’è ancora qualche bambino o bambina che saltano la settimana (o campana)? Io la salterei volentieri, non quella disegnata per terra col gesso ma quella vera. Da un fine settimana all’altro senza passare dal via. Il signor Bonaventura con le sue gambe lunghe potrebbe farcela. Però mi perderei tante belle cose, ad esempio far la spesa al mercato generale di ortofrutta. Una esplosione di colori e odori che si mischiano creando un ambiente quasi teatrale. Ognuno recita la sua parte. Quando non sono lì è tutto fermo, i teatranti rimangono immobili. Appena metto piede dentro ecco che lo spettacolo ha inizio, come una giostra. E’ un nuovo mondo da esplorare.

“Space, the final frontier, these are the voyages of the Starship Enterprise. It’s a five-year mission, to explore strange new worlds, to seek out new life and new civilizations, to boldly go where no man has gone before.”

E’ difficile spiegare cosa spinge a piegare il dito indice e far partire la foto. Alla base c’è il cervello che comanda un insieme di muscoli. L’occhio vede, il cervello cerca di tradurre, fa quel che può -ovviamente non è che si possa pretendere tanto, e il dito si muove, una due tre volte da angolazioni e posizioni differenti.
Il risultato finale è un insieme di forme e colori che non sempre si distinguono chiaramente. Ma è questo il bello. Interpretare la realtà. Donare agli oggetti una seconda possibilità. E’ una rivalsa verso l’uomo che li ha usati e accantonati. Come la marionetta abbandonata a se stessa, seduta dietro le quinte senza comandi da eseguire, improvvisamente balza in piedi e torna alla ribalta inquadrata dall’occhio di bue. Evviva! Gli applausi a coronamento di un sogno.

“Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell'astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all'esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima.”

L’astronave Enterprise, il capitano Kirk, Spock! Sig. Sulu, velocità curvatura. Immagini e parole ben impresse nella mente che si svelano nei momenti più impensabili, evocate da chissà quali abbinamenti di “forme e colori”. Chissà se l’occhio, quando ha visto la cerata lacera stesa sul barile arrugginito, ha fornito le giuste coordinate al cervello per andare a leggere in quella specifica allocazione di memoria i dati di Star Trek. Sarà avvenuto tutto questo? Oppure è avvenuto dopo lo scatto, durante la lavorazione-meditazione davanti all’immagine? Chi può dirlo. E’ una domanda destinata a rimanere tale, senza risposta. Del resto non so nemmeno se effettivamente al mercato coperto ortofrutticolo rimangono tutti fermi quando io non li vedo…

Gian Luca Silvagni © 07/2017
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Articoli di Gian Luca Silvagni sulla fotografia sportiva e la sua intervista.