ZEISS: STORIA DI UN MITO - 4a PARTE
Gli obiettivi
Agostino Maiello, aprile 1998

In aggiunta alle fotocamere, a partire dal 1951 anche all'ovest riprese la costruzione di obiettivi (ad Oberkochen), sia per le proprie fotocamere, sia per clienti esterni.

A differenza di quanto accadeva prima della guerra, però, la Zeiss iniziò ad attuare una selezione piuttosto rigida dei propri clienti. In linea di massima, ad essere privilegiati nella fornitura furono solo la Franke & Heidecke, produttore delle fotocamere Rollei, di cui già dagli anni Trenta la Zeiss era fornitrice di ottiche, la Robot (per poco tempo) e, a partire dal 1953, la svedese Hasselblad, con cui il sodalizio continua ancor oggi; altri clienti della Zeiss furono la Linhof e la Graflex.

L'attività della Hasselblad era iniziata già nel 1940, con le forniture di apparecchi fotografici all'aeronautica svedese; nel 1948 ci fu la prima fotocamera per usi civili, la 1600F, una reflex 6x6 ad ottiche intercambiabili, con otturatore a tendina sul piano focale ed ottiche Kodak. Dal 1953, però, il ruolo di fornitore esclusivo degli obiettivi fu assunto dalla Zeiss. Nel 1957, poi, la casa svedese passò all'otturatore centrale a lamelle, incorporato in ogni obiettivo, sia per poter avere la sincronizzazione flash su tutti i tempi sia per la maggiore affidabilità dimostrata da questo tipo di otturatori; e fu ancora la Zeiss, produttrice degli otturatori Syncro Compur, a divenire fornitore esclusivo della Hasselblad, costruendo per le 6x6 svedesi una nutrita schiera di ottiche (Planar, Distagon, Sonnar e Tessar) di varie lunghezze focali e luminosità.

Uno degli obiettivi più pregiati realizzati dalla Zeiss per la Hasselblad fu sicuramente il Biogon 38mm f/4.5, progettato nel 1954 da Bertele per corredare una fotocamera grandangolare appositamente costruita, la Hasselblad SW. Le prestazioni di tale obiettivo erano tali che ancora oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, lo schema ottico è rimasto perfettamente immutato.

Probabilmente altrettanto pregiato è il Sonnar 250mm f/5.6 Superachromat presentato nel 1972 sia per il sistema Hasselblad che per quello Rolleiflex; tale obiettivo è virtualmente esente da ogni tipo di aberrazione, grazie alla presenza di un elemento al fluoruro di calcio (più corretto rispetto ai vetri ottici). Come è stato detto, il Sonnar Superachromat "pone una pesante ipoteca sulla possibilità di migliorare ancora la resa ottica degli obiettivi fotografici".

Sempre nel dopoguerra, in relazione alla rinascita del sistema Contax a telemetro, nel 1954 Bertele progettò un nuovo grandangolare, molto corto (21mm) e dalla luminosità di f/4.5. Tale obiettivo fu battezzato Biogon, ma il suo schema ottico non ha nulla a che vedere con il Biogon da 35mm già esistente, progettato nell'anteguerra per le prime Contax a telemetro; ed è anche leggermente diverso da quello del Biogon 38mm progettato nello stesso periodo per la Hasselblad SW.

Un altro obiettivo molto pregiato realizzato dalla Carl Zeiss fu sicuramente l'Hologon, un grandangolare estremo presentato nel 1969 e progettato da Erhald Glatzel. L'Hologon ha una lunghezza focale di 15mm ed è privo di diaframma; ha una luminosità massima di f/8, e nonostante i suoi 120° di angolo di campo non accusa la distorsione tipica dei fish-eye. A causa di una certa vignettatura, l'Hologon va utilizzato con uno speciale filtro digradante. Il suo schema ottico molto particolare (tre sole lenti) lo rende un risultato assolutamente straordinario sul piano della pura ricerca scientifica. Recentemente una versione modificata dell'Hologon, con lunghezza focale di 16mm, è stata presentata per il sistema Contax G.

Per il sistema Contarex, lanciato come si è detto nel 1959, la Carl Zeiss si mobilitò per creare un parco ottiche di livello adeguato alla fotocamera, e vi riuscì. A tutt'oggi, il corredo delle Contarex è di livello qualitativo assolutamente strepitoso; bisogna anche dire che per la prima volta nella storia della fotografia un intero parco ottiche presentava la stessa dominante cromatica.

Il corredo Zeiss per Contarex, inizialmente costituito da un Planar 50mm f/2, da un Distagon 35mm f/4, da un Biogon 21mm f/4.5 e dai due Sonnar 85mm f/2 e 135mm f/4, negli anni seguenti andò ampliandosi con altre ottiche di svariata focale e luminosità, dal Distagon 25mm f/2.8 fino al Mirotar 1000mm f/5.6. Nel 1967 fu presentato un Distagon 18mm f/4, un grandangolare retrofocus, il cui schema ottico si presenta talmente perfetto da risultare a tutt'oggi insuperato. Questo stesso obiettivo, modificato solo nell'attacco, è a tutt'oggi in produzione per il sistema Rolleiflex e per quello Contax/Yashica.

Negli anni '70 il sistema Contarex vide la presentazione dei primi zoom (Vario-Sonnar 40-120mm e 85-250mm) e di un ulteriore grandangolare, un Distagon 15mm f/3.5, che abbattè dunque la barriera (ritenuta insuperabile) dei 18mm. Con innesto Contarex, il 15mm f/3.5 sembra sia stato costruito in appena due esemplari, ma anch'esso è ancora in produzione sia per il sistema Rollei che per quello Contax-Yashica (ed il suo schema ottico è stato acquistato da Leica per il suo Super Elmar R). Sempre per il sistema Contarex vanno citati un Distagon-F 16mm f/2.8 (fisheye, costruito in circa centocinquanta esemplari), e lo splendido Planar 85mm f/1.4, costruito per Contarex in soli quattrocento esemplari ed a tutt'oggi in produzione per il sistema Contax-Yashica, un'ottica superba ed ineguagliata dal livello qualitativo assoluto.

Un altro obiettivo di cui si deve fare menzione è il Planar 50mm f/0.7, progettato per le esigenze della NASA e successivamente utilizzato dal regista Stanley Kubrick per la ripresa di alcune scene del film "Barry Lyndon".

Infine, non si può non citare il Distagon 35mm f/1.4, uno dei primi obiettivi al mondo ad essere dotato di una lente asferica.

La mitica Contarex Cyclope con il Planar 55mm f/1.4

Gli anni Cinquanta e Sessanta
Con la fine degli anni '50 la Zeiss Ikon di Stoccarda decise di tagliare il settore del medio formato e di concentrarsi sulle fotocamere per 35mm. Questa decisione, in sé né giusta né sbagliata, si concretizzò però in una politica commerciale del tutto errata: da una parte venne creato lo splendido sistema Contarex, di cui si è parleto poco sopra, e dall'altra vennero lanciate via via numerose fotocamere molto semplici, prima con i nomi (ancora) di Contina e Contessa, e poi Continette, Contina Matic, Contessa Matic, Contessa Mat, Colora, Tenax, Symbolica, Ikonette, Ikomatic, e così via. Una schiera di prodotti dal livello qualitativo medio-basso, sfornati a getto continuo, che causarono sovrapposizioni commerciali e disorientamento della clientela; tanto che la Zeiss Ikon si trovò per anni ad operare in perdita, finché la Carl Zeiss non giunse alla decisione di chiuderla definitivamente.

Da un punto di vista generale, negli anni Sessanta la Carl Zeiss godeva di ottima salute. Il suo primato in materia di ottica non era in discussione e la sua politica di assorbimento di altre industrie era proseguita. Col passare degli anni un numero sempre crescente di produttori di vetri ottici, obiettivi, fotocamere, otturatori, utensili vari, binocoli e così via era divenuto parte dell'imponente complesso industriale di Stoccarda. Nel 1956, addirittura, la Carl Zeiss aveva acquisito il controllo della gloriosa concorrente Voigtlander, e dieci anni dopo l'avrebbe assorbita del tutto.

Nel settore delle fotocamere, però, la situazione non era così rosea. La Zeiss Ikon era presente sul mercato con una serie di sistemi ottici spesso in concorrenza gli uni con gli altri. Le Contaflex ostacolavano le vendite delle Contax a telemetro da una parte e quelle delle Contarex dall'altra; ed il fatto che fossero sdoppiate in due linee non compatibili (uno più pregiata, con obiettivi Tessar; l'altra con i più modesti Pantar) complicava ulteriormente le cose. L'assorbimento della Voigtlander, con il proliferare di nuovi prodotti, acuì il problema, aggiungendo ai vari sistemi di matrice Zeiss quello delle fotocamere Voigtlander, la Ultramatic e la Bessamatic.

Dal canto suo, la famiglia di fotocamere economiche marchiate Zeiss era cresciuta a dismisura. A partire dal dopoguerra si erano via via susseguite fotocamere quali la Contessa (due versioni, in produzione fino al 1955), la Contina (in sette versioni diverse, fino al 1957), la Continamatic (tre modelli), la Symbolica, la Ikonette3, e poi, a partire dal 1959, la Continette, la Colora (tre versioni), e un'altra serie di fotocamere battezzate Contina, presentate nel 1962 e rimaste in produzione per tre anni.

Anche il marchio Contessa venne riesumato, nel 1960, per lanciare un'altra serie di fotocamere, che nelle sue varie versioni (una quindicina di varianti, quasi tutte dotate di obiettivo Tessar) rimase in produzione fino al 1972, anno di chiusura della Zeiss Ikon.

Se a tutti questi prodotti si aggiungono le già citate famiglie di fotocamere Contax, Contaflex e Contarex, senza contare altre linee per il medioformato (Ikoflex, Box Tengor, Ikonta, Super Ikonta, Nettar... un'altra trentina di fotocamere prodotte dal 1940 al 1960) si intuisce facilmente come la politica commerciale della Zeiss Ikon, con la sua tendenza ad offrire un prodotto specifico per ogni singola esigenza fotografica, non fosse in grado di reggere il passo con i tempi.

La Zeiss Ikon continuò dunque ad operare in perdita per diversi anni finché, alla Photokina dl 1970, la Carl Zeiss rese nota l'intenzione di chiuderla, cosa che avvenne nel 1972. Ciò fatto, la Carl Zeiss creò una società (la Carl Zeiss Contarex Vertrieb) per lo smaltimento delle rimanenze, società che dopo aver esaurito il suo compito fu chiusa a sua volta nel 1975.

L'eccessivo proliferare di prodotti, spesso in concorrenza fra loro, non costituisce però l'unica spiegazione del fallimento commerciale della Zeiss Ikon. Bisogna anche considerare che a partire dagli anni '50-'60 tutto il mercato della fotografia stava cambiando, con l'avvento dei produttori giapponesi, i quali stavano via via colmando il divario tecnologico con quelli europei (e cioè tedeschi), offrendo prodotti sempre più competitivi ed a costi nettamente inferiori.

La mancanza di compromessi sulla qualità, e quindi sui prezzi finali, fece sì che a lungo andare la Zeiss si trovasse completamente fuori mercato. Il sistema Contarex era, sia dal punto di vista delle fotocamere che da quello degli obiettivi, assolutamente eccelso in termini di qualità, ed il prezzo di mercato era conseguentemente elevatissimo; ma anche le fotocamere in teoria più economiche della Zeiss non potevano competere con i prezzi che produttori quali Nikon, Minolta e Pentax potevano praticare. I tecnici Zeiss progettavano con costi notevolissimi delle fotocamere robustissime, affidabili, virtualmente eterne; e ciò, nell'epoca del consumismo nascente, non corrispondeva più ai bisogni del mercato, maggiormente attratto dalle continue innovazioni tecnologiche, collegato al vivace ricambio di modelli offerto dai produttori giapponesi. In sintesi, la filosofia della "fotocamera eterna, indistruttibile, senza compromessi sulla qualità", esemplificata al massimo dalla linea Contarex, non era più adatta al mercato fotografico mondiale.

La testardaggine con cui la Zeiss Ikon perseguì questa politica di qualità senza compromessi e ad ogni costo, alla lunga si ripercosse sui numeri di vendita, e ciò, unito agli elevatissimi investimenti effettuati, diede luogo alle continue perdite di cui si è detto.

Con la chiusura del settore fotocamere, la Carl Zeiss non ha trascurato di cercare un modo per rientrare indirettamente nel settore della produzione di apparecchi fotografici. Già nel 1972 erano cominciate le trattative con la giapponese Yashica, anche se la collaborazione in corso con la Asahi Pentax sembrava indicare che sarebbe toccato a quest'ultima il compito di raccogliere l'eredità Zeiss; ed alla Photokina del 1974 fu lanciata una nuova fotocamera reflex elettronica, denominata Contax RTS, con un design targato Porsche e con un innesto obiettivi di nuova concezione che da quel momento in poi sarebbe stato condiviso dalle future fotocamere Yashica. Il nuovo parco ottiche era in gran parte derivato dal sistema Contarex.

Le "nuove" Contax, dunque, sono fotocamere elettroniche di robusta fattura, prodotte in Giappone dalla Yashica, e che rilanciano il marchio prestigioso nato nel 1932 con la Contax a telemetro e poi ripescato nel dopoguerra sia dalla Zeiss di Stoccarda che da quella di Dresda per altre fotocamere. Dalla RTS del 1974 ad oggi si sono susseguiti tredici modelli, che rappresentano un equilibrato connubio fra il progresso tecnologico ed il sapore della tradizione. Ed a tali reflex si sono aggiunte, a partire dal 1984, altre fotocamere: quattro compatte 35mm, due fotocamere autofocus a telemetro (Contax G1 e G2, con relativo, splendido parco ottiche), una compatta APS, per finire con l'ultimissima arrivata, una reflex 6x4.5 autofocus. Bisogna anche segnalare che nel 1983 la multinazionale giapponese Kyocera ha acquistato la Yashica, e dunque da quell'anno in poi tutte le Contax sono prodotte dalla Kyocera (la prima reflex ad essere marchiata Kyocera fu la 159MM, presentata nel 1984; ma la prima fotocamera era stata, l'anno prima, una pregevole compatta, la Contax T).

Ovviamente, gli obiettivi per tutte queste fotocamere sono di provenienza Carl Zeiss, che ad Oberkochen (ma con una rete di filiali e consociate sparse in tutto il mondo) continua la sua attività nel campo della ricerca, progettazione e produzione ottica; a tutt'oggi continua a produrre obiettivi fotografici e cinematografici, binocoli, microscopi, lenti a contatto, e altri prodotti nei settori dell'ottica, della medicina e della chirurgia, per fotogrammetria, misurazioni industriali, e così via.

Agostino Maiello © 04/1998
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