SIGMA SD QUATTRO - TEST 1a PARTE
La prima mirrorless professionale di Sigma con il sensore Foveon
Il test approfondito è qui
Rino Giardiello, settembre 2016

Potrei dire “Era ora!” perché Sigma non rinnovava la sua gamma di fotocamere professionali dotate di sensore Foveon da tempo e la SD1 Merrill, nonostante la resa ottima (vedi test approfondito), accusava il peso degli anni, ma valeva la pena di attendere la nuova sd Quattro!

Tutti si aspettavano una “SD2 Merrill” (che potrebbe arrivare, non è da escludere), ma Sigma ha presentato questa nuova mirrorless dalla forma particolare che ha spiazzato tutti e, per giunta, l’ha presentata in doppia versione con due sensori di diverse dimensioni: uno è il “solito Foveon Quattro” formato APS-C 1:1:4 (da qui il nome “Quattro” della fotocamera) già presente sulla serie DP ad ottica fissa, ma l’altro modello, nello stesso identico corpo, monta un nuovo sensore Foveon Quattro di formato APS-H (un formato intermedio tra APS-C e Full Frame) e non escluderei che, essendo la baionetta ed il tiraggio identici a quelli per le ottiche Sigma Full Frame, un giorno possa uscire una versione Full Frame per completare la serie (o sostituire la H) e poter sfruttare appieno le ottime ottiche Sigma Art per il full Frame. Il sensore della sd Quattro è da 20Mpx che diventano 29.8 facendo la somma dei tre strati (20Mpx + 4.9Mpx + 4.9Mpx) con il discorso delle equivalenze già fatto a proposito della SD1 Merrill e che non ripetiamo. Di sicuro, sul campo, i 20Mpx del Foveon fanno la stessa figura di un sensore di Bayer di dimensioni doppie, per giunta con una "impressione di nitidezza" ben superiore.

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

La Sigma sd Quattro a confronto con la Sony A99 e la NEX-5. Le dimensioni della sd Quattro sono più vicine a quelle della A99 - una Full Frame - che della piccola mirrorless APS-C Sony. L'innesto sporgente con la baionetta sortisce l'effetto ottico di allungare gli obiettivi, ma nel corso della prova ho potuto verificarne l'ottima usabilità.

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

L’aspetto può piacere o non piacere, un po’ come avvenne con il primo “mattoncino mirrorless” che io ricordi - la Sony NEX-5 - ed ora con l’Hasselblad X1D: a me questa forma è piaciuta sin da subito, ma i gusti sono gusti, per carità, e le macchine fotografiche sono strumenti per fotografare anche se a volte ce ne dimentichiamo.

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

Indubbiamente generose, anche se non le dimostra, le dimensioni della Sigma sd Quattro a confronto con la Sony A99. Un vero piacere da utilizzare.

La sobria e moderna forma della Sigma sd Quattro è molto pulita con alcuni preziosismi estetici come la linea di base non completa sotto l’impugnatura, un accorgimento per ridurre le dimensioni apparenti. Infatti, prima di averla, la sd Quattro mi era sembrata relativamente piccola in foto - quasi una Sony A6300 - mentre, dal vivo, è grande quanto la Sony A99 ed altrettanto pesante. Le dimensioni, oltre che la forma, sono molto simili a quelle dell’Hasselblad X1D che misura 150x98x71 mm e pesa 725g, mentre la sd Quattro misura 147×95.1×90.8 mm e pesa 625g senza batteria e card.

Test Sigma sd Quattro © Rino GiardielloGiusto un po’ più profonda la sd Quattro, ma i 90.8mm sono dovuti all’impugnatura più sporgente e non allo spessore del corpo vero e proprio. Ottimi i materiali, il corpo è in lega di magnesio a prova di polvere e di acqua, e l’assemblaggio. All’interno del bocchettone portaottiche c’è il solito filtro antipolvere tipico delle fotocamere Sigma che funge anche da filtro IR.

La sd Quattro è una “fotocamera e basta”, vale a dire che non gira video e, purtroppo, non ha più il piccolo flash incorporato come la SD1.

In mano
La Sigma sd Quattro s’impugna benissimo nonostante le dimensioni ed il peso. Le generose dimensioni del corpo “a mattoncino” hanno fatto sì che ci fosse tanto spazio libero per i vari pulsanti e questo non ha aiutato gli ingegneri della Sigma che li hanno allontanati dalla consueta “portata di pollice” o di dito indice, rendendo spesso necessario l’uso di due mani. Per esempio, è molto pratico accendere e spegnere la fotocamera con il selettore intorno al pulsante di scatto usando la stessa mano che regge la fotocamera, ma con la sd Quattro è necessario usare la mano sinistra per azionare l’interruttore sulla “protuberanza” dove c’è la baionetta. Già, cos’è quella sporgenza strana per una mirrorless dal corpo sottile?

Test Sigma sd Quattro © Rino GiardielloLa “sporgenza” è ciò che impedisce alla sd Quattro di essere la solita mirrorless dal tiraggio molto corto, in grado di montare, tramite anelli adattatori, qualunque obiettivo esistente. Cosa comodissima, ma tutti i Fabbricanti che hanno deciso di realizzare le loro mirrorless con il tiraggio corto, hanno dovuto dar vita ad un altro sistema di ottiche non compatibile con il precedente (vedi, per esempio, Sony A e Sony E). In pratica, se la sd Quattro avesse avuto il tiraggio corto, avrebbe sì guadagnato la possibilità di montare le vecchie ottiche Contax, Leica, Olympus, etc, ma avrebbe perso quella di montare in maniera nativa le ottiche del sistema SA già esistente. Non sarebbe stato un nuovo corpo nel sistema SA ma una nuova fotocamera di un nuovo sistema non compatibile con il vecchio. Per me che ho la SD1 Merrill con diverse ottiche Sigma SA, sarebbe stato un problema salvo verificare l’efficienza e la praticità di un eventuale anello adattatore. Quindi bene da una parte e male dall’altra, ma apprezzabilissima e giustificata la volontà di Sigma di non dar vita ad un altro parco ottiche non compatibile con le fotocamere precedenti. La sd Quattro si integra perfettamente e senza traumi all’interno del corredo già posseduto.

Sul dorso domina il grande display che sembra più grande di quello che è in quanto è affiancato da un piccolo monitor che sostituisce quello con le varie informazioni di ripresa che di solito si trova sulla calotta superiore. Una soluzione che trovo molto pratica in quanto credo di non aver mai guardato le informazioni sul display superiore, sempre nel mirino o - col digitale - sul display. Una soluzione molto pulita, pratica e gradevole esteticamente.

Sul campo
Volendo paragonare la sd Quattro a qualsiasi reflex tradizionale, sarà sempre e comunque una fotocamera più lenta e non adatta alle foto d’azione: i suoi campi preferiti restano la fotografia in studio, quella di architettura, paesaggio e moda, ma quale differenza con le precedenti fotocamere Sigma! A confronto con la SD1 Merrill, la sd Quattro è un fulmine: tempi dimezzati per l’accensione, messa a fuoco più veloce e precisa, tempi di scrittura dei file della metà ed oltre. Con la SD1 Merrill devo attendere 15-20 secondi per la scrittura di un file RAW+JPG ma con la sd Quattro ne bastano 5-8. La sd Quattro ha l’autofocus più veloce e preciso tra le Sigma da me provate, ma sempre con la massima calma: non illudetevi di poter catturare l’attimo fuggente con la sd Quattro perché lo perdereste. Qualche incertezza con l’autofocus nelle situazioni di basso contrasto ed in poca luce anche se, nel raggio d’azione di circa 3 metri, l’illuminatore ausiliario risolve il problema della messa a fuoco. A distanze superiori si deve per forza utilizzare la messa a fuoco manuale e qui ho apprezzato (finalmente!) la presenza del focus peaking e dell’ingrandimento dell’area inquadrata nel display.

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

Il mirino elettronico ed il display sul dorso non sono affatto male come nitidezza e brillantezza: finalmente si possono apprezzare anche le minime differenze di messa a fuoco oltre che di esposizione e bilanciamento del bianco e questo è fondamentale. Rispetto a quelli ottimi delle fotocamere Sony, trovo solo che le immagini abbiano un notevole ritardo ritardo nel refresh, cosa che non mi ha mai dato fastidio nella mia fotografia “tranquilla e meditata”. Se, invece, vi piace guardare nel mirino mentre muovete molto velocemente la fotocamera da destra verso sinistra e viceversa, gli elementi verticali dritti ||| saranno visti per un attimo in questo modo >>> o, ovviamente, nel senso opposto <<<. Per me è un falso problema nel mondo reale e per il tipo di fotografia per cui si compra una Sigma sd Quattro.

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

Il selettore "Lock" serve a bloccare tutte le ghiere per non correre il rischio di cambiare le impostazioni inavvertitamente. La cura del progetto si vede nella piccola protezione vicino alla ghiera del dorso, il "muretto" come lo chiamo io, in modo da non farla ruotare senza volerlo quando si azionano altri comandi sulla parte anteriore. Non è facile che accada, ma ottimo che qualcuno ci abbia pensato!

Manca il pulsante per il controllo della profondità di campo, presente sulla SD1 e, per vedere la resa effettiva del diaframma sulla foto che si sta scattando, occorre effettuare lo scatto e rivederlo.

La batteria non permette di effettuare più di 200 scatti con una sola ricarica per cui è opportuno procurarsene una di scorta sin dall’inizio.

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

Il display si riesce a vedere abbastanza bene anche in piena luce.

Ma le foto come sono?
Una sola parola: eccellenti. La nitidezza del Foveon alle basse sensibilità, già superba con la SD1 Merrill, è ancora migliore ed ancora più competitiva grazie alla maggiore risoluzione reale del primo strato del sensore. Le immagini sono pulite, incise e competono con le immagini scattate con sensori di Bayer in formato Full Frame e “Mini Medio Formato”. L’unico difetto che ho trovato rispetto alla SD1 Merrill è un piccolo rumore elettronico di fondo sempre presente anche a 100 ISO (da non confondere con il rumore che appare alle alte sensibilità), il “reticolo del Foveon” più visibile al 100% su un buon monitor da 27”. Ho aggiornato il firmware della mia sd Quattro dalla versione 1.01 alla 1.02, l’ultima attualmente disponibile e quel piccolo “reticolo” nelle ombre continua a vedersi. Attenzione che, dopo l’aggiornamento del firmware, Sigma Photo Pro 6.4.0 non sarà più in grado di aprire i RAW della fotocamera ed occorrerà aggiornarlo alla versione 6.4.1 (scaricabile gratuitamente dal sito della Sigma e già disponibile). Mi riservo di fare verifiche più approfondite per la seconda parte di questo articolo.

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

Una foto molto semplice ma difficile da scattare perché in controluce ed in luci miste. Esposizione e bilanciamento del bianco in automatico. Cliccate sulla foto per vedere il crop al 100% e la resa pulitissima del sensore Foveon Quattro.

Una graditissima sorpresa della sd Quattro è la qualità delle foto JPG sviluppate in camera: ottime ed indistinguibili dai RAW se non fosse per l’assenza di qualsiasi correzione automatica per l’aberrazione cromatica, la distorsione e la vignettatura. Un vero peccato perché il passo rispetto alle JPG in camera della SD1 è notevole. Da 100 a 400 ISO le JPG fornite dalla camera sono ottime mentre perdono i colpi da 800 ISO in su a causa di un eccesso di trattamento del rumore, decisamente più accettabile e gradevole nel RAW perché simile alla grana fotografica.

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

Una foto per verificare le capacità dell'AF della sd Quattro. Anche in poca luce ma con sufficiente contrasto, la messa a fuoco è avvenuta esattamente dove volevo io (cliccare sulla foto per ingrandirla).

Leggermente migliorata la resa alle alte sensibilità anche se reputo sempre 800 o 1600 ISO il limite massimo per ottenere foto di qualità sfruttabile. Una novità, però, è il “binning” che interviene in fase di postproduzione dei RAW con il software Sigma Photo Pro, a partire dalla sensibilità di 800 ISO. L’opzione “auto binning” presente nel software Sigma Photo Pro accorpa gruppi di 2 o 4 pixel per ridurre il rumore e migliorare la resa, cosa che funziona seppur con un limite: unendo 2 o più pixel, la risoluzione finale della foto si ridurrà in proporzione. Io ho preferito disattivare questa opzione ed utilizzare in seguito un ottimo programma come Noise Ninja (ora nel pacchetto Photo Ninja) per la riduzione del rumore, ma anche questi confronti saranno una parte del test approfondito dopo qualche mese di utilizzo nel mondo reale.

Conclusioni
Questo non è il test completo e definitivo. La Sigma sd Quattro, arrivata da poco rispetto alla data di pubblicazione di questo articolo, ora è parte dell’attrezzatura del mio studio e nei prossimi mesi avrò occasione di metterla alla prova in maniera approfondita utilizzandola per le mie consuete foto di lavoro e svago. Le prime prove, come si può vedere dalle foto nell’articolo, sono state più che soddisfacenti: la Sigma sd Quattro è una bella mirrorless che si usa con piacere ed è in grado di fornire immagini spettacolari, ma non si deve avere fretta. Il resto nel prossimo articolo!

Rino Giardiello © 09/2016
Riproduzione Riservata

Qui un articolo a parte che tratta il rumore della Sigma sd Quattro alle diverse sensibilità, la diversa resa delle foto tra RAW e JPG e la poco nota funzione dell'auto-binning.

Sotto: il crop al 100% di una foto scattata con la Sony A99 (a sinistra) e la sd Quattro lasciando inalterate le risoluzioni originali e per questo la foto della Sigma è appena un po' più piccola (20Mpx contro 24).

Test Sigma sd Quattro © Rino Giardiello

La seconda parte dell'articolo con il test approfondito è qui.
Un articolo dedicato al rumore ed alla funzione Auto Binning della Sigma sd Quattro è qui.
La scheda tecnica della Sigma sd Quattro ed il confronto con le caratteristiche della sd Quattro H è disponibile qui.
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